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Where the world comes to study the Bible

9. Regola Generale N. 2: Ci Deve Essere Ubbidienza Universalmente Sincera

Introduzione

Nel quinto capitolo Owen ha mostrato cio` che non si puo` definire mortificazione. Essa non e` nessuno dei seguenti punti: (1) eradicare totalmente il peccato; (2) smettere la pratica esterna di qualche peccato; (3) il miglioramento di una natura gia` quieta; (4) scambiare un peccato con un altro o (5) la conquista occasionale di qualche peccato a causa di pericolose circostanze o per qualunque altra ragione. Queste cose, dice Owen, non sono vera mortificazione. Egli ha comunque controbilanciato tutto questo nel sesto capitolo con una chiara descrizione di cio` che significa mortificare il peccato. Significa (1) costantemente indebolire il potere del peccato durante tutto il corso della propria vita; (2) lottare costantemente contro il peccato e (3) avere un continuo e abituale successo contro il peccato.

Con la descrizione sia positiva che negativa della mortificazione, Owen ha dunque fatto la preparazione per cio` che seguira` nel suo discorso, vale a dire principi generali e particolari per il processo di mettere a morte il peccato: ora che comprendiamo cosa sia la mortificazione, egli procede a mostrarci come praticarla. Egli comincia cosi` a darci, nel settimo e ottavo capitolo, alcuni principi generali per la mortificazione, sui quali costruira` nei dettagli attraverso i capitoli dal nono al quattordicesimo. Nel settimo capitolo abbiamo visto che la mortificazione e` strettamente per i Cristiani e che i non-Cristiani che si accollano tale dovere finiscono illusi circa la loro personale virtu` o, dopo molti fallimenti, finiscono con smettere di sperare. Essi devono prima di tutto essere convertiti a Cristo e rigenerati. Quindi possono cominciare il processo di mortificazione grazie allo Spirito che e` venuto a stabilirsi dentro di loro. Pertanto, il primo principio generale di Owen e`: Assicurati di avere interesse per Cristo; se intendi mortificare il peccato senza di questo, non avverra` mai. Qui, nell’ottavo capitolo, Owen porcedera` a darci il suo secondo e ultimo principio generale riguardante la mortificazione. Esso e`: Senza sincerita` e diligenza nell’universalita` dell’obbedienza, non si puo` ottenere la mortificazione di nessun desiderio che ci sconcerta.

Una Dettagliata Discussione dell’Argomento dell’Ottavo Capitolo

L’argomento dell’ottavo capitolo implica tre idee distinte, eppure correlate: (1) non ci sara` mortificazione senza un genuino desiderio di ubbidienza universale, cioe` ubbidienza in tutte le aree della propria vita; (2) ubbidienza parziale non portera` a vera mortificazione perche` deriva dall’egocentrismo e pertanto poggia su un fondamento corrotto e (3) Dio permette a volte a un desiderio di prendere il sopravvento su di noi come punizione per la nostra mancanza di ubbidienza in altre aree della nostra vita. Vediamo piu` da vicino questi tre principi.

    La Necessita` di una Sincera, Universale Ubbidienza

    Nel processo di mortificazione non basta semplicemente provare e sopprimere un desiderio perche` ci ha causato molto dispiacere e pena, permettendo nel frattempo ad altri noti peccati di fiorire. Ci deve essere ubbidienza in ogni area, un’ubbidienza universale, come la definisce Owen:

Un uomo trova che un desiderio lo porta nella condizione precedentemente descritta; e` potente, forte, tumultuoso, cattura, affligge, inquieta, toglie pace; egli non e` capace di sopportarlo; pertanto si dispone contro di esso, prega contro di esso, geme sotto di esso, sospira di essere liberato; forse pero` nel frattempo, in altri doveri,—nella costante comunione con Dio,—nella lettura, preghiera e meditazione,—in altri modi che non sono dello stesso tipo del desiderio da cui e` tribolato,—egli e`dissoluto e negligente. Che quell’uomo non pensi di arrivare mai alla mortificazione del desiderio che lo preoccupa.72

    Owen dice che questo principio puo`essere visto nella vita di Israele ed e` anche ovvio. Prima di tutto, con Israele, Isaia scortica la nazione a causa della sua duplicita` riguardo all’ubbidienza verso Dio. Egli dice (es. vv. 5-7):

58:1 “Grida a squarciagola! Non ti trattenere! Urla come una tromba. Confronta il mio popolo riguardo ai suoi atti di ribellione; dichiara alla casa di Giacobbe i suoi peccati 58:2 Essi mi cercano giorno dopo giorno; vogliono conoscere le mie vie, come una nazione che pratichi cio` che e` giusto e non abbia abbandonato la legge del suo Dio. Mi chiedono giusti giudizi; desiderano essere vicini a Dio. 58:3 Essi si lagnano, ‘Perche` non ci vedi quando digiuniamo? Perche` nemmeno noti quando ci mortifichiamo?’ Vedete, voi digiunate e allo stesso tempo soddisfate i vostri desideri egoistici, voi opprimete i vostri operai. 58:4 Vedete, voi digiunate fra litigi e alterchi e venite alle mani. Smettete di digiunare come fate oggi, solo per cercare di far udire la vostra voce in cielo. 58:5 E` forse questo il tipo di digiuno che Io voglio? Voglio Io dunque solamente un giorno in cui la gente si mortifica piegando la testa come un giunco e sdraiandosi sul sacco e sulla cenere? E` realmente questo cio` che voi chiamate digiuno, giorno gradito al SIGNORE? 58:6 No, questo piuttosto e` il tipo di digiungo che io richiedo: Io voglio che siano rimosse le empie catene, strappati via i legami del pesante giogo, mandati liberi gli oppressi e spezzato ogni tipo di giogo gravoso. 58:7 Io voglio che condividiate il vostro cibo con chi ha fame e offriate ricovero alla gente oppressa e senza tetto. Quando vedete qualcuno nudo, vestitelo! Non girate le spalle a chi e` carne della vostra carne! 58:8 Allora, la vostra luce splendera` come l’alba; la vostra guarigione avverra` in fretta; la vostra giustizia vi precedera` e lo splendore del SIGNORE sara` la vostra retroguardia. 58:9 Allora, invocherete il SIGNORE e Egli vi rispondera`; implorerete aiuto e Egli dira`, ‘Eccomi’. Dovete togliere di mezzo a voi il giogo dell’oppressione e smettere di puntare il dito accusatore e parlare iniquamente. (NET Bible)

    Isaia dice che e` da ipocriti digiunare e cercare Dio da una lato, e opprimere la gente dall’altro. Come dice l’apostolo Giovanni: “chi non ama suo fratello che ha visto, non puo` amare Dio che non ha visto (1 Giovanni 4:20). L’ubbidienza deve essere universale se dobbiamo vincere il peccato attraverso la mortificazione. Questo principio e` anche ovvio. Se si ha qualche indisposizione fisica dovuta a un abuso sul corpo causato da negligenza o da una dieta insufficiente o altro, e` inutile tentare di trattare la malattia senza avere controllo sul proprio stile di vita, almeno per quanto riguarda le attivita` che hanno portato a quella indisposizione.

    Il Fondamento Corrotto dell’Ubbidienza Parziale

    Intraprendere il processo di mortificazione di un qualunque peccato senza il dovuto riguardo per il proprio obbligo verso l’ ubbidienza universale, e` mettere il successo della mortificazione in una posizione molto precaria. La nostra intera prospettiva e` in verita` corrotta e deve essere cambiata. L’odio per il peccato come peccato e l’amore per Cristo, sono entrambi al centro della vera mortificazione. Il desiderio di liberarci di qualche peccato semplicemente perche` ci allarma e disturba, non fa nascere in noi l’appropriata, biblica attitudine, verso la mortificazione. Voler sconfiggere il peccato semplicemente perche` ci ha tolto la pace, e` la ricetta sicura per il fallimento. Cosa dire degli altri peccati nella vostra vita, quelli che voi conoscete ma non vi hanno tolto la pace? In verita`, potete sentirvi a vostro agio al riguardo. Ma non sara` utile passarci sopra con leggerezza, semplicemente perche` non sembrano disturbarvi poi cosi` tanto, o tormentarvi cosi` spesso, come fa invece quel preoccupante peccato. Non esistono peccati monori agli occhi di Dio e si deve trattare anche con essi attraverso la mortificazione. Tutti i peccati arrecano dolore allo Spirito Santo che ci santifica. Come dice Owen: “Pensi forse che Egli [lo Spirito di Dio] ti alleggerira` di cio` che ti rende perplesso, cosi` che tu possa sentirti libero di fare cio` che comunque Lo addolora?”73

    Paolo ha reso chiaro in 2 Corinti 7:1 che il Cristiano deve schierarsi contro ogni cosa (cioe` ogni peccato) nella propria vita che e` iniqua, non soltanto contro certi peccati che sembrano essere, al momento, particolarmente fastidiosi.

Pertanto cari amici, poiche` abbiamo queste promesse, purifichiamoci da ogni cosa che potrebbe contaminare il corpo e lo spirito, e compiamo quindi la nostra santificazione per reverenza verso Dio.

    Il Ruolo di Dio nel Trattare con l’Ubbidienza Parziale

    Dio non ha forse permesso e tollerato che un certo desiderio crescesse e diventasse forte dentro di essi, come punizione per peccati non confessati in altre aree, incluso il peccato di tiepidezza? “La furia e predominio di una particolare concupiscenza e` comunemente frutto e questione di in modo di agire, generalmente inaccurato e negligente, e questo su un doppio conto”74:

    Primo: c’e` un effetto naturale in un peccato non mortificato. Quando noi facciamo la guardia ai nostri cuori e li osserviamo attentamente, siamo capaci, se vogliamo, di sconfiggere il peccato ai suoi primi segnali. Ma se abbandoniamo la nostra posizione e il nostro cuore diventa incustodito, il peccato, attraverso i sentimenti, si fara` strada nei nostri pensieri e vi prendera` alloggio. Possiamo persino dare occasione a quel peccato di essere agito, dandogli cosi` un punto d’appoggio ancora piu` solido. Avendo cosi` mancato di custodire il nostro cuore—e noi dovremmo custodirlo bene, perche` da esso fluisce la sorgente della vita—il peccato prende il sopravvento. Alcuni spendono il resto della loro vita nel dolore, occupandosi di tale peccato—peccato che avrebbe potuto essere prevenuto mediante la vigilanza (Prov. 4:23).

    Secondo: come Owen ha gia` fatto notare, Dio puo` permetterci di essere sofraffatti dal peccato per punirci, cioe` per prevenire o curare qualche altro male in noi. Questa e` l’esperienza di Paolo in 2 Corinti 12:7

Pertanto, affinche` io non diventassi superbo, mi fu data una spina nella carne, un messaggero di Satana che mi tribolasse, cosi` che io non potessi insuperbirmi.75

    Owen suggerisce, che questo potrebbe essere stato anche il caso per l’apostolo Pietro. Forse Dio gli permise di rinnegare il suo Maestro tre volte per curarlo della sua vana sicurezza di se`.

    Il risultato finale e` che, senza il desiderio per un’universale ubbidienza, nessun tentativo di mortificazione avra` successo, perche` tale desiderio procede quasi certamente da un cuore corrotto e egocentrico. Owen conclude:

Mentre nel cuore abita una fraudolenza nell’indulgere verso una certa negligenza nel non insistere universalmente alla totale perfezione nell’obbedire, l’anima e` debole, poiche` non da` alla fede la sua totale opera, e egoista, poiche` tiene piu` in considerazione il fastidio del peccato che l’oscenita` e la colpa di esso, e vive in una costante provocazione verso Dio: pertanto essa non si puo` aspettare niente di favorevole da qualunque dovere spirituale intraprenda, ancor meno in quello che stiamo qui prendendo in considerazione che, per essere attuato, richiede un differente principio e condizione dello spirito. 76

Un Sommario dell’Ottavo Capitolo

Owen ha suggerito due principi generali da prendere in considerazione. Il primo era di diventare interessati verso Cristo. Questo puo` sembrare ovvio, ma molta gente pensa alla mortificazione come a una specie di stoicismo. Incoraggiare un personale interesse verso Cristo, aiuta comunque a comprendere che e` nel contesto di una relazione con Cristo che la mortificazione cresce. Il secondo principio e` che la vera mortificazione e` impossibile per la persona che non sviluppa sincerita` e diligenza in un’universale ubbidienza. Primo: il fondamento della mortificazione e` l’odio per il peccato come peccato, e l’amore verso Cristo. Pertanto, voler essere liberi dal peccato semplicemente perche` ci ostacola o ci priva della nostra pace, e` un fondamento corrotto. Tale persona tratta inevitabilmente con leggerezza quei peccati che non le procurano pena o la disorientano in qualche modo. Secondo: per contrasto, il tipo di mortificazione che e` sostenuta dallo Spirito e` quella che si fonda su un odio per tutti i peccati nella propria vita e su una corrispondente determinazione a schierare se stessi contro tutto cio` che ci contamina e rovina la nostra completa o universale ubbidienza verso Dio. Questo, e solo questo, e` in accordo con la morte di Cristo, cioe` il Vangelo della grazia di Dio. Nell’esaminare la tua vita e affidarla al Signore, chiediti se ci sono certi persistenti peccati nella tua vita come risultato del Suo castigarti. Ha forse Dio permesso che tu cadessi in certi peccati perche` tu non ti sei dedicato all’ubbidienza con tutto il cuore? Esaminiamo le nostre vite con i Suoi attenti occhi e Scritture, per vedere se c’e` qualche iniqua via in noi che abbiamo mancato di confessare e mortificare.


72 VI:40.

73 VI:41.

74 VI:42.

75 La precisa identificazione della "spina nella carne" di Paolo e` difficile da definire con certezza, dato che egli non ce lo dice. Di conseguenza, ci sono state numerose supposizioni, da una vista debole a una insufficiente eloquenza, e numerose altre. Owen sembra suggerire che ci possa essere stata una costante tentazione verso un certo peccato (p.e., superbia spirituale), una tentazione portata avanti da un demone mandato da Dio a tale scopo.

76 VI:43.

Related Topics: Hamartiology (Sin), Sanctification

10. Direttiva particolare N. 1: Considera i Pericolosi Sintomi che Accompagnano il Peccato

Introduzione

Nel settimo e ottavo capitolo Owen ha stabilito due regole generali per la corretta comprensione e pratica della mortificazione. Primo: una persona deve sviluppare amore e interesse per Cristo. Nel dire questo, Owen sta cercando di tagliar fuori quei papisti che riducono la mortificazione alla pratica di certi riti religiosi ecc., ma non incrementano in alcun modo la reale conoscenza e amore per Cristo. Pertanto essi hanno una religione, ma non hanno nessun potere e l’intero sistema, direbbe Owen, e` inutile. Essi operano per la grazia e non dalla grazia. Owen ci ha invece dimostrato, mediante Romani 8:13 e vari altri testi, che Dio ci ha gia` accettati grazie alla fede e ci ha dato il Suo Spirito come vera causa efficiente della mortificazione.

Il secondo principio generale esposto da Owen era nell’ottavo capitolo e riguardava cio` che egli chiama universalita` di ubbidienza. Veramente, cio` che egli stava dicendo e` che la vera mortificazione origina dal corretto fondamento di una sincera e diligente condizione del cuore verso un’universalita` di obbedienza a Dio. La persona che cerca semplicemente di liberarsi di un desiderio inquietante, cosi` come Owen vi si riferisce, senza desiderare di ubbidire in tutte le aree della propria vita, sta costruendo la propria casa sulle sabbie mobili e alla fine non mortifichera` alcun peccato.

Avendo stabilito questi due principi generali, Owen procede ora a dare, nei capitoli dal nono al quattordicesimo, “direttive particolari” per la pratica della mortificazione. Queste direttive particolari possono essere suddivise in due categorie: (1) quelle che sono preparatorie per la mortificazione, e (2) quelle che descivono l’effettiva opera di mortificazione. La prima direttiva particolare e` preparatoria per il lavoro di mortificazione e riguarda i pericolosi sintomi che accompagnano un desiderio e le caratteristiche di questi sintomi.

Una Dettagliata Discussione dell’Argomento del Nono

    Principio Particolare N. 1: Considera Quali Pericolosi Sintomi Accompagnano il Tuo Peccato

    Il primo principio particolare suggerito da Owen e` il seguente:

Considera quali pericolosi sintomi accompagnano o sono alle dipendenze del tuo desiderio; se esso ha su di se` qualche marchio mortale oppure no; se cosi` fosse, esso richiede che siano usati straordinari rimedi: un comune processo di mortificazione non servira`.

Voi direte: “Quali sono questi pericolosi marchi o sintomi che tu intendi essere i disperati attendenti di un’insita concupiscenza,?77

    Il resto del capitolo si impegna a dimostrare alcuni dei “pericolosi sintomi”, cioe` i “disperati attendenti”, della concupiscenza insita.

    1. Inveteratezza

    Owen dichiara che se abbiamo permesso a qualche peccato di rimanere a lungo nel cuore, “di risiedere in potere e predominio”, e abbiamo ricevuto da esso molti colpi senza cercare di metterlo a morte, o abbiamo nutrito le ferite che ci ha arrecato, allora quel desiderio e` pericoloso:

Hai permesso per lungo tempo alla mondanita`, ambizione, avidita` di conoscenza, di erodere altri doveri, come quelli che tu avresti di mantenerti costantemente in comunione con Dio? O hai permesso alla fornicazione di inquinare il tuo cuore con vane, folli e inique immaginazioni per molti giorni? Questo tuo desiderio ha un pericoloso sintomo... Quando un desiderio e` stato a lungo nel cuore, corrompendo, infettando, incancrenendo, porta l’anima a un’orribile [sic] condizione. In tal caso, un comune processo di umiliazione non fara` al caso.78

    Questo tipo di desideri e peccati, dice Owen, si fanno strada in tutte le facolta` dell’anima, comprese le emozioni, dove spesso essi stabiliscono, per cosi` dire, la propria residenza. Ne risulta che diventano familiari alla mente e non causano grande allarme quando appaiono, potendo cosi` lavorare assiduamente, senza la benche` minima resistenza. Owen dice che essi sono pericolosi per due ragioni: (1) la persona che vive in tale condizione diventa sempre piu` incapace di distinguere fra il prolungato dimorare di un peccato non mortificato e il dominio del peccato, cosa quest’ultima che puo` dirsi solo di un non-Cristiano, e (2) la persona che vede il proprio desiderio fissato in tal modo nella propria anima perde la speranza, faticando a credere che le cose cambieranno e che potra` riguadagnare la propria pace. Paragonando il peccato a un occupante Owen dice:

Le vecchie ferite trascurate sono spesso mortali, sempre pericolose. Insite intemperanze fanno la ruggine e diventano ostinate, continuando con facilita`e calma. Il desiderio e` un tipo di occupante che, se puo` appellarsi al tempo e a qualche prescizione, non sara` facilmente espulso. Poiche` da se` non muore mai, se non viene ucciso giornalmente riprendera` sempre forza. 79

    2. L’Autogiustificazione del Cuore

    I nostri cuori hanno la tendenza a giustificarci, pur sapendo che possediamo qualche desiderio che non tentiamo nemmeno di mortificare. Questo e` un altro “sintomo pericoloso di una mortale intemperanza nel cuore”. Owen dice che facciamo questo in diversi modi, due dei quali sono i seguenti:

    Primo: quando riconosciamo qualche peccato nel nostro cuore e trascuriamo di applicare diligenza nel mortificarlo, guardando invece al buono che c’e` nel nostro cuore cosi` che possiamo sentirci bene e le nostre coscienze possano essere alleviate, allora il peccato ha stabilito una pericolosa radice. Owen non sta dicendo che non dovremmo mai pensare alle nostre esperienze di Dio e richiamarle spesso alla mente per essere confortati e incoraggiati, ma quando lo facciamo per sfuggire al senso di colpa, allora siamo in una posizione pericolosa. Ascoltate cosa dice Owen:

Per un uomo, sommare le proprie esperienze di Dio, richiamarle alla mente, riordinarle, considerarle, provarle e migliorarle, e` una cosa eccellente, un dovere praticato da tutti i santi, raccomandato sia nel Vecchio e che nel Nuovo Testamento... E cosi` come di per se` e` eccellente, e` ancora migliore al tempo opportuno, in un momento di prova, tentazione, o inquietudine del cuore riguardo al peccato... Ma il farlo come fine a se stesso, [cioe`] per soddifare la coscienza che grida e richiama con un altra motivazione, e` il disperato espediente di un cuore innamorato del peccato. Quando un uomo avra` a che fare con la propria coscienza; quando Dio lo rimproverera` per la peccaminosa intemperanza del suo cuore, se egli, invece di impegnarsi per avere quel peccato perdonato nel sangue di Cristo e mortificato dal Suo Spirito, si giustifichera` con una qualsiasi altra dimostrazione che egli ha, o crede di avere, svincolandosi cosi` dal giogo che Dio stava mettendogli sul collo, la sua condizione e` veramente pericolosa; la sua ferita e` difficilmente curabile.80

    Un secondo modo in cui il cuore di un uomo o di una donna si autogiustifica (cioe` si da` pace) e` convertendo la grazia di Dio in licenziosita`. Le persone che applicano grazia e misericordia a un peccato non-mortificato, o a un peccato che non hanno sinceramente tentato di mortificare, sono ingannatrici e invischiate nell’amore per il peccato. Indulgere nel peccare perche` si sa che Dio perdonera` e` il colmo dell’ipocrisia e scambia la grazia di Dio in un occasione di licenziosita`, esattamente cio` contro cui Paolo ammoni` in Romani 6:1-2:

6:1 Cosa dovremo dire allora? Dobbiamo rimanere nel peccato cosicche` la grazia possa aumentare? 6:2 Assolutamente no! Come possiamo essere morti al peccato e continuare a vivere in esso? (NET Bible)

    Noi dunque, sia grazie all’astuzia di Satana che alla nostra persistente mancanza di fede, distorciamo cio` che ha lo scopo di liberarci dal peccato in un’occasione propizia per carne. Benche` Owen non ne faccia qui menzione, faremmo bene a leggere Tito 2:10-11 per vedere quale sia il vero effetto della grazia:

2:10 Infatti la grazia di Dio si e` manifestata, portando salvezza a tutti gli uomini. 2:11 Ci insegna a rinnegare l’iniquita` e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrieta`, giustizia e virtu`. (Vedere anche 1 Cor. 15:10).

    La persona che ha un tale segreto piacere per il peccato, ma in certi momenti non lo mette in pratica semplicemente perche` ci sono persone presenti o qualche altra circostanza glielo impedisce, e si alleggerisce la coscienza con metodi diversi dalla mortificazione e dal sangue di Cristo, e` una persona corrotta e si trovera`, “senza una pronta liberazione, sul ciglio della morte”.

    3. La Frequenza del Successo del Peccato

    Un altro sintomo pericoloso, secondo Owen, e` la frequenza del successo del peccato nell’ottenere il consenso della volonta` verso quel peccato. Owen intende dire che quel peccato ha successo quando ottiene il diletto della volonta`, anche se l’atto non puo` essere consumato o il peccato non puo` “completare” il suo corso (come dice Giacomo) in un determinato momento. Anche questa e` una pessima condizione in cui trovarsi: “pericolosa”, per dirlo con parole di Owen. Inoltre, secondo Owen, non importa se questa condizione sorge come risultato di una scelta della volonta` oppure inavvertitamente. Egli dice:

Quando siamo inavveduti e negligenti, mentre abbiamo l’obbligo di essere vigili e cauti, quell’inavvedutezza non si discosta dalla volontarieta` di cio` che facciamo a quel punto, perche` anche se gli uomini non scelgono e decidono di essere negligenti e inavveduti, tuttavia se scelgono le cose che li rendono tali, scelgono l’inavvedutezza stessa, dato che puo` essere la causa per cui una cosa viene scelta.81

    Secondo Owen, gli uomini non dovrebbero pensare che il male nei loro cuori e` trascurabile, solo per il fatto che il loro stesso consenso li sorprende. Perche` quindi non e` trascurabile? Perche` e` spesso uno stato di cose causato dalla loro stessa precedente negligenza.

    4. Quando il Giudizio e` la Sola Motivazione per la Mortificazione

    Alcuni di noi parlano di non peccare solo nel contesto del giudizio del peccato. “Meglio che io non faccia quella cosa perche` Dio mi punira` per questo”. Mentre questa affermazione e`a prima vista vera, questa stessa verita` diventa corrotta nelle mani dei peccatori. Stiamo tentando infatti di vincere il peccato chiamando in causa la legge e le sue punizioni; abbiamo scambiato il gentile giogo di Cristo, con il giogo di ferro della legge. La punizione a causa del peccato non e` la ragione primaria o centrale per mortificare le opere della carne. Secondo Owen, tale prospettiva rivela che il peccato ha preso fortemente possesso della nostra volonta`. Dovremmo invece usare le “armi del Vangelo” contro il peccato: armi come (1) la morte di Cristo; (2) l’amore di Dio; (3) l’abominevole natura del peccato; (4) la preziosita` della comunione con Dio, e (5) un odio profondamente radicato per il peccato come peccato. Owen dice che questa era l’attitudine di Giuseppe nel Vecchio Testamento (Gen. 39:9) e di Paolo nel Nuovo Testamento. Leggete per esempio 2 Corinzi 7:1 e notate la progressione dalla grazia di Dio (attraverso le promesse), al comando di crescere in santita`:

7:1 Carissimi, poiche` dunque abbiamo queste promesse, purifichiamoci da tutto cio` che potrebbe contaminare la carne e lo spirito, portando cosi` a compimento la nostra santita`, grazie alla venerazione verso Dio.

    Riassumendo, Owen dice:

Ma se un uomo e` talmente sotto il potere della propria concupiscenza che non ha altro da opporle che la legge; se non puo` combatterla con le armi del Vangelo, ma la tratta solamente con l’inferno e il giudizio, che sono le armi della legge, e` oltremodo evidente che il peccato ha preso possesso, in misura prevalente e dominante, della sua volonta` e sentimenti.

Tale persona ha abbandonato, per quanto abbiamo specificamente detto, la condotta della grazia rinnovante, ed e` trattenuto dal rovinarsi solo per mezzo della grazia contenente. 82

    Owen ci dice che quando ci sentiamo di prendere posizione contro il peccato, dovremmo chiederci se lo facciamo per paura di “essere colti” (cio` puniti da Dio), oppure odiamo veramente il peccato e amiamo Cristo. Il credente dovrebbe essere orientato prevalentemente verso il secondo atteggiamento perche` egli “non e` piu`controllato dalla legge, ma dalla grazia”.

    5. Durezza Giudiziaria

    Ci sono momenti, dice Owen, in cui Dio ci lascia sotto lo sconcertante controllo di qualche particolare desiderio o peccato, come punizione per qualche precedente peccato, negligenza e follia. Questa puo` essere esattamente la cosa di cui Israele si lamenta davanti a Dio in Isaia 63:17:

63:17 Perche`, o Signore, ci fai peregrinare lontano dalle tue vie e rendi ostinate le nostre menti cosi` che non ti obbediamo? Ritorna, per amore dei tuoi servi, le tribu` della tua eredita`! (NET Bible)

Sorge dunque la questione di come possiamo sapere se questo “pericoloso sintomo” accompagna i nostri desideri.

Ma come fa un uomo a sapere se l’essere lasciato alla propria inquietante intemperanza e` in relazione con il castigo portato per mano di Dio? Risp. Esamina il tuo cuore e le tue vie. Qual era la condizione della tua anima prima che tu cadessi preda di quel peccato di cui ora tanto ti lamenti? Hai trascurato i tuoi doveri? Sei vissuto disordinatamente? C’e`in te un senso di colpa per qualche grave peccato di cui non ti sei pentito? Un nuovo peccato puo` essere permesso, cosi` come una nuova afflizione puo` essere mandata, per riportare alla memoria un vecchio peccato.83

    Owen conclude dicendo che se abbiamo ricevuto misericordia, protezione e liberazione da Dio e non siamo stati grati; se non abbiamo operato per mortificare il peccato; se abbiamo ceduto alle tentazioni del mondo e questa e` la nostra attuale condizione, dobbiamo “risvegliarci e invocare Dio” perche` siamo “profondamente addormentati, mentre una tempesta di rabbia ci circonda.84

    6. Resistere al Castigo di Dio

    Talvolta, quando Dio ci punisce, invece di pentirci, vorremmo rimanere nel nostro peccato. Ci rifiutiamo di rinunciare a quella attitudine o cosa anche dopo che Dio ci ha graziosamente diciplinati per quella regione. Isaia parla di questo argomento e di come Dio disciplini mediante afflizione e diserzione:

57:17 Ero adirato a causa della loro iniqua avidita`; li ho attaccatti e irosamente respinti, eppure essi hanno continuato nella loro disobbedienza e ostinazione.(NET Bible)

    Owen dice che se un uomo continua in tale peccato dopo una prolungata disciplina da parte di Dio, non c’e` nulla che possa farlo ravvedere, eccetto la grazia sovrana di Dio. Nessuno dovrebbe pero` presumere che Dio lo fara`, o essere sicuro della liberazione da parte del Signore. Dio potrebbe non liberarlo, e lasciarlo invece continuare nella sua follia.

    Ci sono momenti in cui Dio richiamera` gli uomini a causa della loro malvagita` e questo e` esattamente il caso dei fratelli di Giuseppe. Questo li fece riflettere sul loro peccato e autogiudicarsi per quello che avevano commesso. Egli potrebbe anche parlare forte e chiaro mediante qualche pericolo, malattia e tribolazioni in cui un uomo viene a trovarsi. Egli parla anche chiaramente attraverso l’insegnamento della Sua parola—la grande regola per la convinzione, conversione e edificazione della Sua gente—scuotendo i peccatori, chiamandoli ad abbandonare il desiderio dei loro cuori e cosi` tornare da Lui. L’anima che quindi non si pente anche quando Dio ha fatto tutto questo, e` veramente in una tristissima condizione. Owen dice:

I mali che accompagnano una tale condizione del cuore sono indescrivibili. Qualsiasi richiamo fatto a un uomo in tale stato, e` un inestimabile atto di misericordia; quanto dunque, chi li resiste, disprezza Dio in essi! Quanta infinita pazienza c’e` invece in Dio a questo proposito, che non bandisce quel tale e, nella Sua ira, non promette che questi non entrera` mai nel Suo riposo!

Questa e` la prima direttiva particolare: Considera se il desiderio o il peccato con cui stai confrondandoti e` accompagnato da uno di questi pericolosi sintomi.85

    Un Ammonimento

    Owen avverte i suoi lettori che solo perche` si stanno confrontando con desideri che sono comuni a tutti i credenti, questo non significa che essi siano in effetti dei credenti. Questi sono i tipi di peccati in cui i credenti possono cadere, ma non costituiscono cio` che un credente e`. Tu potresti anche chiamare te stesso un credente, dice Owen, perche` commetti adulterio: dopotutto re Davide, un credente conforme al cuore stesso di Dio, commise adulterio! No, queste lotte col peccato appartengono al Cristiano a causa della realta` del peccato insito e un giorno saranno conluse con la glorificazione. Il non-credente non ha tale speranza. Una persona deve pertanto realizzare che si diventa credenti grazie alla fede in Cristo, non perche` si hanno peccaminosi travagli simili a tutti gli uomini, siano essi credenti o non-credenti. Uno deve cercare altre indicative conferme di fede, se deve correttamente determinare il proprio stato. Owen dice che sostenere l’opposto e` come suggerire che, poiche` talvolta gli uomini saggi commettono follie, commettere follie significa essere un uomo saggio.

Un Sommario del Nono Capitolo

In questo capitolo Owen ci ha esposto un proncipio particolare e sei modi di determinare quale rilevanza abbia nelle nostre vite. Il principio e`: Determina quali pericolosi sintomi accompagnano il tuo desiderio perche`, se ce ne sono, un normale processo di mortificazione non servira`. Ora, per determinare se esiste qualche pericoloso sintomo, una persona dovrebbe controllare sei punti. Essi sono: (1) l’inveteratezza del peccato, cioe` per quanto tempo e` stato permesso al peccato di risiedere nel cuore e quindi la sua forza; (2) i modi in cui il cuore nega la presenza del peccato e cerca di darsi pace, anche se sa che c’e` un peccato non mortificato; (3) quanto frequente sia il successo del peccato nell’assicurarsi il diletto della volonta`, anche se, per una qualunque ragione, quel desiderio non puo` essere immediatamente messo in atto; (4) il desiderio di mortificare il peccato solo in relazione a possibili punizioni; (5) una durezza giudiziaria, per cui Dio permette a un certo desiderio di angustiarvi a causa di peccati inconfessati in qualche altra area, e (6) resistere continuamente alla mano punitiva di Dio, punizione che avviene mediante il confronto, i sermoni e difficili circostanze. Nel prossimo capitolo Owen costruira` su questa base apportando un altro principio particolare: trattare col peccato mediante la ricerca di un chiaro e permanente senso di colpa, pericolo e male.


77 VI:43.

78 VI:44.

79 VI:44.

80 VI:45.

81 VI:46.

82 VI:47.

83 VI:48.

84 VI:48

85 VI:49

Related Topics: Hamartiology (Sin), Sanctification, Temptation

11. Direttiva Particolare N. 2: Ottieni Un Chiaro Senso della Colpa del Peccato

Introduzione

Come sempre, iniziamo ogni nuovo capitolo facendo un ripasso. Questa volta cominceremo dall'inizio e considereremo fino al presente capitolo. Nei capitoli dal primo al terzo imparammo che la mortificazione e` un dovere che dura per tutta la vita di ogni Cristiano, anche quelli [cosi`detti] migliori fra noi, e che lo Spirito ne e` la causa efficiente. La nostra discussione si basava e fluiva da un'esegesi di Romani 8:13. Nel quarto capitolo imparammo che il vigore e il benessere della nostra vita spirituale dipendono dalla mortificazione del peccato. Nel quinto e sesto capitolo, avendo stabilito una base dal primo al quarto, imparammo cio` che la mortificazione non e`, come pure cio` che effettivamente e`. Nel settimo e ottavo capitolo si erano stabilite due regole generali per la mortificazione del peccato. Per prima cosa, nel settimo capitolo, Owen dichiara che non c'e` reale mortificazione se un uomo non e` un credente. Secondariamente, nell'ottavo capitolo, Owen arguisce che la mortificazione di un qualunque peccato dipende dall'universalita` dell'ubbidienza, cioe` ubbidienza in tutto, non solo riguardo al peccato che ci disorienta. Nel nono capitolo, Owen ha dato la prima di varie direttive particolari per la mortificazione di un desiderio: considera i pericolosi sintomi che accompagnano il tuo desiderio. Con questo egli vuole dire che una persona dovrebbe essere vigile riguardo ad almeno sei punti: (1) l'inveteratezza del peccato, cioe` quanto a lungo e` stato permesso a un certo desiderio di rimanere incontestato nel nostro cuore e la forza che ne ha pertanto acquisito; (2) in quali modi alleviamo la nostra coscienza a dispetto di un peccato inconfessato; (3) quanto quel peccato abbia avuto successo, se non altro nel dilettare le nostre menti, e se siamo o no capaci di intervenire su di esso immediatamente; (4) una volonta` di liberarci del peccato, solo alla luce di possibili punizioni; (5) l'esistenza di una durezza giudiziaria e (6) la forza che un desiderio ha di resistere ai messaggi di Dio, messaggi che includono afflizione, diserzione e il richiamo di Dio attraverso il ministero della parola. Se esistono questi sei punti, un normale processo di mortificazione non servira`.

Abbbiamo brevemente riassunto i capitoli dal primo al nono. Nel decimo capitolo, Owen continua la sua discussione di particolari principi per la mortificazione di un desiderio. Ecco il secondo principio (per il primo, vedi il nono capitolo): Ottieni un chiaro e durevole senso, nella mente e nella coscienza, della colpa, pericolo e male, di quel peccato che ti disorienta.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento del Decimo Capitolo

L'argomento del decimo capitolo e` un'esposizione del secondo principio particolare stabilito immediatamente sopra. Owen ci da` quindi due modi in cui possiamo approfondire il senso della colpa di un peccato, cosicche` non ci giustifichiamo riguardo a esso. Inoltre, ci da` quattro indicazioni riguardo al pericolo di un desiderio, includendo l'ingannevolezza; la correzione divina; la perdita di pace e forza; e la rovina eterna. Infine, Owen parla di tre mali che accompagnano ogni peccato, cioe` il fatto che addolori lo Spirito di Dio, ferisca di nuovo il Signore Gesu` Cristo e privi l'uomo della propria utilita` per il Signore. Guardiamo ora piu` dettagliatamente a queste tre aree.

    Principio Particolare N. 2: Ottieni un Chiaro e Durevole Senso della Colpa del Peccato

    E` un tratto distintivo dell'umanita` caduta, il fatto che troviamo scuse per il nostro peccato, a volte persino davanti ai piu` atroci crimini. Spesso lo facciamo deviando lo sguardo altrui dall'offesa che abbiamo appena commesso, verso qualche altra (peggiore) offesa commessa da altri. Guarda diciamo, non sono cattivo come quella persona. Perche`... io quello non l'ho mai fatto! Non c'e` da meravigliarsi che la Bibbia si riferisca al peccato come incredibilmente imbroglione e sia anche colma di esempi che illustrano questo punto. Prendete per cominciare la vita di Davide. Basti pensare a che punto egli arrivo` per potersi assolvere dal proprio peccato verso Betsabea, finche` finalmente il profeta Natan tacito` tutti i sotterfugi e le finzioni con la sua parabola, cosicche`[sic] Davide finisse con l'essere assalito completamente dal senso della colpa del proprio peccato. Owen dice:

Ci sono innumerrevoli modi in cui il peccato distrae la mente da un giusto e dovuto timore per la propria colpa. Le sue clamorose esaltazioni oscurano la mente, impedendole di avere una giusta valutazione delle cose. Ragionamenti confusi; estenuanti promesse; tumultuosi desideri; false motivazioni; speranze di perdono; tutti giocano la loro parte nel perturbare la mente dal considerare la colpa di un dominante desiderio.86

    C'e` quindi, per i Cristiani, il bisogno di esaminare profondamente le proprie inique vie e non evocare troppo in fretta pensieri di perdono, altrimenti non si comprende realmente cio` che si e` fatto. Essi devono piuttosto imparare a stabilire un corretto giudizio circa la colpa del proprio peccato. Owen suggerisce due vie per crescere in questo. Primo: dobbiamo comprendere che, poiche` siamo coloro che sono stati portati dalla morte alla vita e abbiamo fatto esperienza della grazia liberatrice di Dio, in un certo senso il peccato diventa piu` grave quando viene commesso da noi, di quando e` commesso da un non-credente. Questo perche` abbiamo peccato contro la personale conoscenza della misericordia, grazia, assistenza, sollievo, risorse e liberazioni di Dio, cosa che i non-credenti non hanno. Secondo: Dio vede l'abbondanza della bellezza che esiste nei desideri dei nostri cuori di credenti, piu` di quanto essa possa esistere nel migliore degli uomini non-rigenerati e nelle loro opere, ma Egli vede anche l'incredibile malvagita` nei nostri cuori, dato che commettiamo peccati nonostante la nostra conoscenza della grazia. Noi dichiariamo una cosa e ne pratichiamo un'altra; siamo ipocriti riguardo alla nostra testimonianza verso Dio. Dio, vede tutto questo. Ricordate cio` che Cristo disse alla chiesa di Laodicea: Io conosco le vostre opere (Rev 3:15).

    Riassumento quindi, la consapevolezza di questi due fatti, cioe` che il nostro peccato e` in un certo senso piu` grave perche` noi pecchiamo coscientemente contro Cristo, e anche il fatto che Dio veda questa malvagita`, dovrebbe esserci di aiuto per guidarci a un corretto riconoscimento della colpa del nostro peccato. Noi non possiamo correre a nasconderci come hanno pensato di poter fare i nostri primi genitori.

    Ottieni Un Chiaro e Durevole Senso del Pericolo del Peccato

    Noi, non solo dobbiamo considerare la colpa del nostro peccato, ma anche riconoscere i pericoli che vi sono connessi. Il primo reale pericolo che corriamo e` di diventare insensibili a causa dell'ingannevolezza del peccato. In verita`, questo e` estremamente pericoloso perche` e` ingannevole; e` difficile rendersene conto quando sta avvenendo. Ebrei 3:12-13 dice:

3:12 Badate, fratelli e sorelle, che non ci sia in nessuno di voi un cuore malvagio e incredulo che vi allontani dal Dio vivente. 3:13 Ma esortatevi a vicenda ogni giorno, finche` si puo` dire Oggi, perche` nessuno diventi insensibile a causa dell'ingannevolezza del peccato.

    E` importante realizzare che l'insensibilita` di cui si parla qui e` estrema; non lasciatevi ingannare: il peccato non si accontenta mai di fermarsi prima della rovina; con ogni mezzo disponibile, esso fara` passi in quella direzione. Piu` ci inoltriamo progressivamente nel peccato, piu` esso ci inganna, e minore diventa il timor di Dio. In questo senso e` simile all'ipossigenazione o perdita di ossigeno: siamo spesso incapaci di riconoscere il problema prima che sia troppo tardi. Riguardo alle devastanti conseguenze dell'ingannevolezza del peccato, Owen commenta:

Il peccato diventera` per te sempre piu` cosa da poco; ci passerai sopra come se niente fosse; crescera` fino a questo punto. E quale sara` la fine di tale condizione? Pensi possa capitarti niente di piu` triste? Arrivare al punto di considerare il peccato cosa insignificante, non e` sufficiente a far tremare il cuore? Pensieri che sottovalutano la grazia, la misericordia, il sangue di Cristo, la legge, il paradiso e l'inferno, vengono tutti allo stesso momento. Stai attento, questo e` cio` a cui ti porta il tuo desiderio: rende il cuore insensibile, danneggia la coscienza, acceca la mente, stordisce i sentimenti e inganna l'intera anima.87

    Il secondo pericolo che si corre continuando in un peccato, implica la correzione di Dio, chiamata a volte retribuzione, giudizio, o punizione. Owen non sta dicendo che Dio abbandonera` in eterno il suo amato (cf. Ro. 8:1, 38-39), ma che Egli usera` con noi la verga. Basti ricordare ancora una volta la relazione di Yahveh con Davide. A causa del suo peccato, il figlio di Davide mori`, il suo regno fu ridotto, il suo corpo agonizzo` e egli stesso fu esposto a pubblico scandalo e umiliazione. Dio aveva promesso che lo avrebbe fatto; Salmo 89:30-33 dice:

89:30 Se i suoi figli abbandonano la Mia legge e non camminano secondo i miei decreti, 89:31 se essi violano i miei statuti, e non osservano i miei comandamenti, 89:32 allora puniro` la loro trasgressione con la verga, e flagellero` le loro iniquita`. 89:33 Ma non gli togliero` la mia grazia, ne` tradiro` mai la mia fedelta`.

    Il terzo pericolo che corriamo quando persistiamo in un noto peccato e` la perdita di pace e forza. Come dice Owen essere in pace con Dio, avere forza per camminare davanti a Dio, e` il compendio delle grandi promesse del patto di grazia. 88 Ma che valore ha la vita se ogni giorno diventa un compito tedioso e sperimentiamo cosi` poco della Sua perfetta pace, che supera ogni comprensione, e della Sua forza, grazie alla quale possiamo fare qualsiasi cosa? Permettere a un peccato non-mortificato di avere via libera, ci puo` portare a questo punto. Ascoltate le parole di Isaia e Osea:

Isaia 57:17 Ero adirato a causa della sua empia avidita`, e con rabbia distolsi il mio volto, eppure egli continuo` a fare a modo suo.

Osea 5:14 Perche` io saro` come un leone per Efraim, come un grosso leone per la casa di Giuda. Io li faro` a pezzi e me ne andro`; li trasportero` via e non ci sara` nessuno a salvarli. 5:15 Poi me ne ritornero` alla mia dimora fino a quando essi ammetteranno la loro colpa. Allora essi cercheranno il mio volto; nella loro desolazione mi invocheranno intensamente.

    Quando la casa di Giuda trasgredi`, Dio adirato si nego`loro. Owen chiede quindi: Che pace ci puo` essere quando Dio si nega a noi? Questo e` diverso dall'ira e dal giudizio che Dio riversa continuamente sui non-credenti (vedi Romani 1:18-32). Questo e` il modo in cui Dio tratta il Suo popolo perche` esso arrivi a riconoscere la propria colpa, abbandoni la propria ostinazione e torni a invocarLo. Quando, per cosi` dire, Dio si nega a noi, perdiamo la bellezza della Sua compagnia e il potere di camminare alla Sua presenza. Lo scopo e` di farci ritornare a Lui. Owen dice:

Considera questo per un momento: anche se Dio non ti distruggesse completamente, tuttavia potrebbe porti nella condizione di vivere continuamente nel timore di essere distrutto. Abitua il tuo cuore a pensare a questo; fa che riconosca quale puo` essere il risultato di questa condizione. Non smettere di ponderare su questa eventualita` fino a quando hai portato la tua anima a tremare dentro di te.89

    Queste sono parole forti, ma vengono dal cuore di un pastore, un cuore che conosce cosa sia la peccaminosa ostinazione e quanto bruciante sia la mano di Dio che castiga. Owen vuole farci riflettere sul fatto che Dio potrebbe toglierci la pace e la forza; Egli potrebbe darci pena e sofferenza a causa di un peccato non-mortificato. Faremmo bene a pensare a lungo e intensamente a questo e ritornare ai nostri sensi; dobbiamo ricominciare ad avere un santo timore del Signore Iddio.

    Il quarto pericolo che noi corriamo quando viviamo con un peccato non-mortificato, e` il pericolo della distruzione eterna. Poiche` Owen crede nella sicurezza eterna del credente, si prende cura di spiegare cosa vuole dire con questo. Primo, egli nota che c'e` una connessione fra il continuo peccato e la distruzione eterna:

…che sebbene Dio decida di liberare alcuni dal continuare a peccare affinche` non possano essere distrutti, tuttavia Egli non liberera` dalla distruzione chi continua nel peccato; pertanto, a chiunque viva sotto il permanente potere di un peccato, si deve nel contempo far considerare la minaccia di distruzione e eterna separazione da Dio. Cosi` in Ebrei iii. 12; a cui si aggiunge il cap. x. 38.90

    Owen continua a discutere il problema del peccato abituale. Faremmo bene ad ascoltare attentamente cio` che egli ha da dire perche` questo e` un argomento che oggi molti (inclusi insegnanti della Bibbia) non comprendono molto bene, o non comprendono affatto. Generalmente, essi hanno talmente confuso l'amore di Dio con una certa sentimentale attitudine verso il peccato, che non c'e` piu` posto per la Sua santita`, ne` c'e` alcuna analoga fiducia che Egli possa proteggerli fino alla fine. Vale infine la pena di citare Owen:

Che colui che e` cosi`vincolato... sotto il potere di una corruzione, non puo` avere a questo punto alcuna prova tangibile del proprio interesse per il patto, grazie alla cui efficacia egli possa essere liberato dal timore della distruzione; pertanto la distruzione del Signore puo` giustamente essere un motivo di terrore per lui e egli dovrebbe guardare a essa come alla fine del proprio percorso e modo di vivere. Non c'e` condanna per coloro che sono in Cristo Gesu`, Rom. viii.1. Vero; ma chi avra` il conforto di questa affermazione? chi puo` presumerla per se stesso? Coloro che camminano secondo lo Spirito e non secondo la carne. Ma voi direte: Non e` questo che porta gli uomini a non credere? Io rispondo: No. C'e` un doppio giudizio che un uomo fa di se stesso: prima di tutto circa la propria persona; e secondariamente circa il proprio comportamento. Io sto parlando del giudizio del suo comportamento, non della sua persona. Assumiamo pure che un uomo ottenga la migliore testimonianza possibile riguardo alla propria persona, rimane tuttavia suo dovere presupporre che un iniquo comportamento finira` con la distruzione; non farlo, e` ateismo. Io non sto dicendo che in tale condizione un uomo dovrebbe gettar via le prove del proprio personale interesse in Cristo; ma io dico che egli non puo` conservarle. Esiste una doppia condanna per la personalita` di un uomo. Prima di tutto riguardo all'abbandono, quando l'anima conclude che merita di essere tagliata fuori dalla presenza di Dio; e questo non ha niente a che fare con il non credere, ma e` piuttosto un effetto della fede. Secondariamente, riguardo al soggetto e evento, quando l'anima conclude che sara` dannata. Io dico che questo non compete a nessuno, ne` chiamo a farlo; ma dico che se un uomo fosse portato a concludere da se` che la fine del proprio comportamento sara` la morte, questo puo` portarlo a fuggire da quel comportamento. E questa e` un'altra considerazione che dovrebbe stabilirsi nell'anima, se essa desidera essere liberata dal groviglio dei propri desideri.91

    Riassumiamo cio` che Owen sta affermando qui. Io penso sia questo: la persona che crede di poter continuare in peccato senza il minimo desiderio di esserne liberato/a (molto spesso perche` essa non considera neppure che il peccato in questione sia un vero peccato), non dovrebbe credere che il paradiso sara` la sua destinazione; essa dovrebbe arrivare alla conclusione che ad attenderla vi siano terrore e giudizio. La speranza del paradiso non dovrebbe venire offerta a coloro che non ne desiderano, in qualche misura, il regno nel qui e ora. Per contro, la persona che dice che dovrebbe essere scacciato/a dalla presenza di Dio, e` certamente un credente, perche` i non-credenti non posseggono tale acuta comprensione del proprio peccato in relazione con Dio e la Sua santita`. Si dovrebbe permettere al proprio peccato e alle sue possibili conseguenze, di spingerci a sfuggirlo.

    In breve, notate che Owen non sta dicendo che, poiche` una persona pecca, egli/ella non dovrebbe avere speranza alcuna nel paradiso. Non e` affatto cosi`. Egli non sta infatti formulando un tale giudizio. Egli sta semplicemente asserendo che, se voi veramente continuate a peccare senza pensare neppure per un attimo alla vostra destinazione finale, egli non vi offrirebbe il paradiso. Pertanto non sta dicendo che voi siete o non siete credenti, ma solamente che egli non vi tratterebbe come tali, e voi pure dovreste essere cauti nell'affermare di credere, quando state facendo cosi` poco riguardo al vostro peccato. L'argomento e` un'evidenza per la deduzione, non la causa di un effetto. Owen non sta dicendo che la causa della vostra salvezza e` la mortificazione. Egli sta invece dicendo che uno puo` ragionevolmente dedurre dall'evidenza (cioe` mancanza di preoccupazione riguardo il proprio continuare nel peccato), che voi correte il pericolo di essere giudicati da Dio; voi siete in realta` come un non-credente. Per concludere, nessuno dovrebbe comunque formulare il giudizio che egli sara` certamente condannato da Dio, ma solo riconoscere il proprio peccato (cioe` il proprio comportamento) e sfuggirlo.

    Ottieni Un Chiaro e Durevole Senso dei Mali del Peccato

    Mentre il pericolo del peccato ha a che fare con cio` che avverra` in futuro, cioe` il giudizio di Dio, i mali connessi col peccato hanno a che fare col presente; il suo impatto e` qui e ora. Owen elenca tre mali che accompagnano un peccato e il Cristiano dovrebbe seriamente prenderli in considerazione.

    Primo: c'e` il male connesso coll'addolorare lo Spirito Santo col quale siamo stati sigillati per il giorno della redenzione. Nel dare una ragione per cui i Cristiani dovrebbero liberarsi del vecchio uomo con tutti i suoi desideri, l'apostolo Paolo dice in Efesini 4:30:

Non addolorate lo Spirito Santo con cui siete stati sigillati per il giorno della redenzione.

    I Cristiani dovrebbero pertanto astenersi dai desideri carnali perche` cio` addolora lo Spirito di Dio. Inoltre, e` attraverso lo Spirito che noi riceviamo tutti i benefici della salvezza e e` grazie a Lui che veniamo a conoscere la reale presenza di Cristo in noi. I nostri corpi sono tempi di Dio e pertanto spetta a noi considerare profondamente e scrupolosamente a cosa esponiamo questo tempio, poiche` Dio e` geloso del Suo tempio, il luogo dove Egli risiede mediante lo Spirito. Owen dice:

Cosi` come un tenero e amorevole compagno viene addolorato dalla mancanza di gentilezza del proprio amico che egli ha ben meritata, cosi` pure avviene per il tenero e amorevole Spirito che ha scelto i nostri cuori come abitazione in cui risiedere, e da li` fare per noi tutto cio` che la nostra anima desidera. Egli viene addolorato dal fatto che noi, assieme a Lui, ospitiamo nei nostri cuori i Suoi nemici, quelli che Egli deve distruggere. Egli non ci affligge volontariamente, ne` ci addolora, Lam iii. 33; dovremmo dunque noi addolorarLo giornalmente? 92

    Secondo: il peccato volontario ferisce nuovamente il Signore Gesu` Cristo. Esso ferisce noi, coloro per cui Egli mori`, e ferisce Lui, per il fatto che frustra la comunicazione del Suo amore per noi; inoltre il fatto che noi pecchiamo procura soddisfazione ai Suoi nemici. Come un totale rifiuto di Lui, mediante l'inganno del peccato, e` 'crocefiggerLo di nuovo e esporLo a totale vergogna', cosi` pure l'ospitare il peccato che Egli venne a distruggere, Lo ferisce e Lo addolora. 93

    Terzo: un altro male che attende i desideri non mortificati e` che essi privano un uomo della propria utilita` nella sua generazione. Owen fa notare che Dio sara` spesso in opposizione all'ufficio di tali persone, cosicche` essi effettivamente lavorino nel fuoco senza alcun successo. Riguardo a un uomo cosi` vincolato dai suoi desideri, Owen dice:

Le sue opere, i suoi tentativi, i suoi lavori, raramente vengono benedetti da Dio. Se egli e` un pastore, di solito Dio crea impedimenti al suo servizio, cosicche` egli lavori come nel fuoco, non sia onorato da successo, o possa in alcun modo lavorare per Dio; la stessa cosa si puo` dire di altre situazioni.94

    Owen lamenta il fatto che in Inghilterra, nel diciassettesimo secolo, cosi` tanti professassero di conoscere Cristo, ma non vi fosse in essi alcuna evidenza del loro cammino con Lui. E` soprendente come queste cose non cambino mai! Indubbiamente ci sono molte ragioni per questo, dice Owen, ma difficilmente puo` essere negato che la ragione principale e` che molti uomini portano in seno desideri che divorano lo spirito, i quali giacciono alla radice della loro obbedienza, corrodendola e indebolendola ogni giorno.

Un Riassunto del Decimo Capitolo

In questo capitolo Owen ha delineato il secondo principio particolare per la mortificazione di un desiderio: Ottieni un chiaro e durevole senso, nella mente e nella coscienza, della colpa, pericolo e empieta` di quel peccato che ti disorienta. Egli ha parlato della colpa del peccato per quanto concerne i credenti che consapevolmente peccano contro Dio che li ha liberati e come questo renda il loro peccato piu` grave di quello commesso da coloro che non ne sono consapevoli. Ha discusso inoltre i quattro pericoli che accompagnano il peccatto non-mortificato. Essi sono: (1) l'insensibilita` del cuore a causa dell'ingannevolezza del peccato; (2) il pericolo della verga correttrice di Dio; (3) la perdita della pace e della forza; e (4) la rovina eterna. Owen elabora infine i tre mali che accompagnano il peccato non-mortificato. Questi sono: (1) esso addolora lo Spirito Santo; (2) ferisce nuovamente Cristo e (3) priva l'uomo della propria utilita` nel servire Dio. Cio` che Owen vuole dimostrare nella sua discussione e` che la persona che ha a che fare con peccati profondamente radicati, deve prendere a cuore queste considerazioni, farle spesso oggetto di meditazione, finche` le diventi chiaro quali effetti il peccato ha realmente avuto sulla sua anima: si dovrebbe pensare a queste cose fino al punto di tremare. Questo e` il secondo principio particolare. Nel prossimo capitolo trattera` del terzo, quarto, quinto, sesto e settimo principio.


86 VI:50.

87 VI:52.

88 VI:53.

89 VI:54.

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93 VI:55-56.

94 VI:56.

Related Topics: Hamartiology (Sin), Sanctification

12. Direttive Particolari dal N. 3 al 7: Colpa, Predisposizione e Desiderio di Liberazione

Introduzione

Nell'ottavo capitolo Owen ci fornisce un principio generale per la mortificazione del peccato, vale a dire il bisogno di un'universalita` di obbedienza se si deve veramente mettere a morte un desiderio. Nei capitoli dal nono al tredicesimo Owen discute nove principi particolari per la mortificazione del peccato. Per prima cosa, nel nono capitolo, ci dice di considerare i pericolosi sintomi che accompagnano un desiderio che ci sta dando problemi. Quando seguiamo il consiglio di Owen, arriviamo alla realizzazione dell'ampiezza e forza del peccato nel cuore, mentre prima potremmo aver continuato a esserne totalmente inconsapevoli. Il secondo principio particolare, delineato nel decimo capitolo, comporta l'idea di ottenere un chiaro senso, nella mente e nella coscienza, della colpa, pericolo e iniquita` del peccato con cui abbiamo a che fare. Questo e` importante, altrimenti ci passeremmo sopra con leggerezza o mancheremmo addirittura di riconoscerlo come peccato.

Veniamo ora all'undicesimo capitolo. In questo capitolo Owen ci fornisce cinque principi particolari, vale a dire dal terzo al settimo. Tutti questi principi ci sono comunicati perche` possiamo ottenere liberazione dal potere del peccato insito. Il consiglio di Owen scaturisce da un comando del testo; da una sana sintesi teologica e da un'affettuosa intuizione e cura pastorale; faremmo quindi veramente bene a seguirlo, tanto piu` in un'epoca in cui la gente e` cosi` totalmente incapace e non disposta ad ammettere la gravita` della propria depravazione. I Cristiani hanno un Salvatore che rende possibile e necessario esaminare se stessi sotto il Suo attento sguardo, allo scopo di distoglierci dal peccato e farci crescere sempre piu` spiritualmente conformi all'immagine di Cristo.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento dell'Undicesimo Capitolo

Come gia` menzionato, in questo capitolo Owen ci da` i principi particolari dal terzo al settimo. Essi sono: (3) carica la tua coscienza con la colpa del peccato; (4) desidera ardentemente la liberazione dal potere di esso; (5) considera se un certo peccato e` radicato nel tuo naturale temperamento e costituzione; (6) considera quali sono le occasioni che suscitano il tuo peccato, e (7) insorgi con veemenza contro i primi segni di attivita` del tuo peccato. Guardiamo piu` da vicino questi cinque principi.

    Principio Particolare N. 3: Carica la tua Coscienza con la Colpa del Peccato

    Owen dice che non dovremmo limitarci a pensare che il peccato ha colpa, ma dovremmo caricare la nostra coscienza con la colpa delle sue effettive irruzioni e interferenze; dovremmo sentirci profondamente in colpa quando commettiamo un peccato. Egli ci da` numerose chiarificazioni per questa direttiva e le vediamo qui di seguito.

    Primo: dovremmo usare il metodo di Dio nel caricare le nostre coscienze; dovremmo cominciare con considerazioni generali e poi scendere alle particolari. La prima considerazione generale comporta il caricare le nostre coscienze con la colpa del nostro peccato alla luce della rettitudine e santita` della Legge.

Metti la tua coscienza di fronte alla santa legge di Dio; applicala alla tua corruzione; prega che essa possa avere effetto su di te. Considera la santita`, spiritualita`, intensa severita`, interiorita`, assolutezza della legge, e vedi come tu non possa reggerti di fronte a essa. Fa che la tua coscienza venga molto toccata, io dico, dal terrore del Signore che e` insito nella Legge, e dal fatto che sia giusto che ogni tua trasgressione debba ricevere la ricompensa che merita. 95

    Non permettere alla tua coscienza di trovare scappatoie, inclusa l'idea che tu non sei sottomesso alla legge, ma alla grazia. La legge parla tuttora all'iniquita` di tutti gli uomini e il suo santo criterio e` eterno. Dichiarare che sei libero dal potere del peccato e della legge, mentre permetti a qualche desiderio non-mortificato di regnare nella tua anima, e` una cosa pericolosa. Lascia che la Legge pronunci il suo verdetto di condanna per un simile pensiero! Lascia che la Legge ti guidi a Dio per il perdono; lascia che ti riveli la colpa del tuo peccato e ti conduca al punto di umilta` davanti al Signore. Owen lamenta che molti ai giorni suoi, come pure ai nostri, difendono la liberta` dalla Legge e non le permettono di parlare ai loro peccati, scoprendoli e condannandoli. Pertanto essi consentono alla volonta` e alle predilezioni di lasciarsi andare a ogni genere di cose scandalose.

    Il secondo principio generale e`: metti il tuo desiderio di fronte al Vangelo, non per sollievo, ma per ulteriore dichiarazione della colpa; guarda a Colui che hai trafitto, e colmati di amarezza. 96 Dobbiamo considerare quale amore, grazia e misericordia arriviamo a calpestare e disprezzare quando pecchiamo. Ho corrotto il cuore, per purificare il quale il Figlio mori` e in cui lo Spirito venne a risiedere? Sto giornalmente addolorando lo Spirito e deludendo lo scopo per cui Cristo mori`? Ho ricevuto tutti i benefici della salvezza di Dio, compresa la Sua presenza, pace, bonta` e perdono, e li ho valutati come cosa da nulla? Dovremmo supplichevolmente meditare su queste cose. Io dico ancora una volta che noi abbiamo virtualmente eclissato la santita` ('unicita`' e purezza) di Dio in nome del Suo amore (erroneamente considerato, comunque: vedi 1 Pietro 1:17-19).

    Avendo osservato due idee generali, cioe` guardare al nostro peccato in termini di santita` della legge e quindi esaminarlo alla luce dei benefici del Vangelo, passiamo ora a discutere tre direttive particolari. Primo: dovremmo considerare l'infinita pazienza e tolleranza di Dio. Pensa cosa potrebbe aver fatto per renderti oggetto di disprezzo da parte degli uomini e esporre la vergogna del tuo peccato. Ma non l'ha fatto; Egli ti ha dato tempo per pentirti e tornare al Suo amore. Non provocare la Sua ira! Pensa anche a quante volte tu sei stato sul punto di diventare insensibile nel tuo cuore a causa dell'inganno del peccato, e Dio ti ha salvato. Se vedi che il piacere per i doveri e l'amore per Dio si stanno deteriorando nella tua anima e il tuo comportamento sta diventando permissivo e negligente, allora ritorna da Lui in umilta`. Considera infine tutti gli atti della provvidenza di Dio verso di te, inclusa la tua conversione, quando per grazia Sua tu venisti per la prima volta a conoscerLo in modo personale. Lascia quindi che questo carichi la tua coscienza con la colpa del peccato in cui stai ora trovando piacere. Non usare una simile grazia come licenza per peccare, ma rifletti piuttosto su di essa, cosicche` la tua coscienza realizzi l'immensa iniquita` del proprio peccato e senta la colpa che, nella sana coscienza di un Cristiano, accompagna il male.

    Per riassumere, il terzo principio particolare consiste nel caricare la tua coscienza col senso di colpa per lo specifico peccato in questione. Owen, riguardo a questo, da` due principi generali e tre principi particolari. Comincia a valutare l'iniquita` del tuo peccato sulla base del santo comando della Legge e della misericordia di Dio evidente nei benefici del Vangelo. Poi passa a considerare tre punti particolari connessi a queste dichiarazioni generali: (1) considera l'infinita pazienza di Dio; (2) come Egli in passato ti abbia salvato dall'insensibilita` del cuore; (3) rammenta tutte gli atti della grazia di Dio verso di te e fa che portatino la tua coscienza a realizzare la colpa del tuo peccato. Passiamo ora a parlare del quarto principio particolare.

    Principio Particolare N. 4: Anela alla Liberazione dal tuo Peccato

    Una volta che ci siamo esercitati sulla la colpa del nostro peccato, dobbiamo ottenere una costante brama, anelando alla liberazione dal suo potere. Bramare di essere libero e` di per se` una grazia e ha grande potere nel renderci come cio`a cui aspiriamo. Owen dice:

Di conseguenza l'apostolo, descrivendo il pentimento e il santo dolore dei Corinzi, considera questo come un significativo intervento della grazia operante: Veementi desideri, 2 Cor. vii.11. E in questo caso di peccato insito e del suo petere, in che modo si esprime l'apostolo? Rom. vii. 24. Il suo cuore da` sfogo al suo anelito con la piu` appassionata espressione del suo desiderio di liberazione... Stai pur certo che se non aneli alla liberazione, non la otterrai.97

    Intensi desideri di rilascio e liberazione da qualche prorompente desiderio, ci spingeranno a cogliere ogni occasione per pregare, leggere le Scritture, parlare con fratelli e sorelle, ecc. per poter trovare liberta`. In verita`, forti passioni e aspirazioni al riguardo, fanno sorgere grande fede e sicura speranza, e sono in realta` l'avvicinarsi dell'anima al Signore.

    Principio particolare N. 5: Considera se il Peccato e` Radicato nel tuo Naturale Temperamento

    Veniamo ora al quinto principio particolare di Owen. Esso e`: considera se il desiderio o peccato che ti sconcerta maggiormente e` radicato nella tua stessa natura, cioe` nel tuo naturale temperamento. Se pensi che questa sia la situazione, allora considera i seguenti tre punti:

    Primo: questo non ci esonera affatto dal nostro peccato; non e` una scusa appropriata. Questo e` vero, perche` il nostro peccato proviene in definitiva dalla caduta e non dal nostro naturale temperamento, seppure il nostro naturale temperamento possa cedere, piu` o meno facilmente, a un peccato piuttosto che a un altro. Come Owen acutamente osserva:

Davide riconosce il suo essere stato formato in iniquita`e concepito in peccato98 come un'aggravante [cioe`, causa ultima] del suo cedere al peccato, non una riduzione o un'attenuante. Il fatto che tu sia particolarmente incline a una peccaminosa intemperanza, non e` altro che la tipica irruzione del desiderio originale nella tua natura, il che dovrebbe particolarmente prostrarti e umiliarti.99

    Secondo: dobbiamo fissare i nostri pensieri su questa situazione, altrimenti un peccato che ci viene cosi` naturale si avvantaggera` molto su di noi; per non parlare poi del vantaggio che Satana si prendera` su di noi, se non prestiamo una scrupolosa attenzione alle nostre anime a questo riguardo.

    Terzo: per i peccati che sono specificamente connessi al proprio naturale temperamento, esiste un particolare mezzo di mortificazione che ben si adatta al problema ed e` quello citato dall'apostolo Paolo in 1 Cor ix. 27:

Anzi io sottometto il mio corpo e lo rendo mio schiavo, perche` non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

    Owen commenta:

Il ridurre il corpo in soggezione e` un ordine di Dio che mira alla mortificazione del peccato. Questo procura il controllo sulla naturale radice dell'intemperanza e la fa appassire, rimuovendone il terreno fertile... Per qualcuno puo` diventare una tentazione [dato che i papisti lo fanno impropriamente] il trascurare [questi] mezzi di umiliazione che appartengono a Dio e sono scelti da Dio stesso. Anzi, nel caso su cui stiamo insistendo, il sottomettere il corpo, riducendone il naturale desiderio, digiunando, vigilando e simili, e` senza dubbio cosa gradita a Dio...100

    Ma, per quanto riguarda la sottomissione del corpo, Owen da` due limitazioni. Prima di tutto, l'indebolimento esteriore del corpo, diciamo mediante il digiuno, non e` di per se` cosa buona se non porta all'indebolimento della radice di un desiderio. Secondariamente, digiunare, vigilare e simili, non hanno si per se` alcun potere per produrre la mortificazione del peccato. Essi sono piuttosto mezzi che lo Spirito talvolta usa nel processo del liberarci da certi imbarazzanti desideri che hanno guadagnato eccessivo terreno nella nostra anima, al passo con le nostre naturali inclinazioni.

    Principio Particolare N. 6: Considera Quali Occasioni Producono il Peccato

    Il sesto principio particolare comporta l'attenta considerazione delle occasioni e vantaggi che le nostre intemperanze (parola usata da Owen per desiderio o peccato insito) hanno colto per entrare in azione; stai in guardia pertanto contro ognuna di esse. Questa e` la disciplina spirituale sul cui esercizio Gesu` istrui` i suoi discepoli. In Marco 13:37 il Maestro dice:

13:35 Pertanto vigilate, perche` voi non sapete quando il padrone di casa verra`: se di sera; a mezzanotte; al canto del gallo o al sorgere del sole; 13:36 affinche`, venendo all'improvviso, non vi trovi addormentati. 13:37 Cio` che dico a voi, lo dico a tutti: Vigilate.

    Dobbiamo stare in guardia contro tutte le irruzioni delle [nostre] corruzioni, come correttamente dice Owen. Questo e` cio` che Davide voleva dire quando affermo` di essersi astenuto dalla propria iniquita`. Egli si era osservato attentamente per non cadere nel suo abituale modo di peccare, e noi dobbiamo fare lo stesso, seguendo il suo esempio (Salmo 119:9, 11). Una persona dovrebbe imparare quali circostanze, ambienti o momenti, causano il suo peccato, e evitarli scrupolosamente, perche` chi non evita la tentazione, alla fine sara` incapace di evitare il peccato. Quella persona sta puramente creando l'occasione di essere sopraffatta dall'ingannevolezza del peccato. Poiche` Owen considerava cosi` grave il problema di essere indotti in tentazione, scrisse un altro intero libro su tale soggetto. Riassumeremo quel materiale in seguito. E` comunque sufficiente dire qui, che chi e` coscientemente indotto in tentazione mediante la negligenza o l'arroganza, prima o poi non potra` resistere al peccato.

    Principio Particolare N. 7: Insorgi con Veemenza contro i Primi Segni di Attivita` del Peccato

    Nel settimo e finale principio particolare di questo capitolo, Owen ci sprona a insorgere con veemenza contro i primi segni di attivita` delle nostre intemperanze, gia` al loro iniziale concepimento nel cuore. Egli ci consiglia di non concedere loro il benche` minimo spazio dentro di noi. Non dobbiamo dire al peccato Puoi arrivare fin qui, ma non oltre. Questo si basa su una nozione gravemente sbagliata dell'insidiosa natura del peccato: il peccato non si fermera` finche` non avra` portato avanti la sua opera fino all'estremo. Non si accontentera` mai del fin qui e non oltre. Esso vuole fare il percorso completo in ribellione contro Dio e, se possibile, condurre alla completa morte dell'anima. Rammenta le parole di Giacomo:

1:14 Ma ognuno e` tentato quando e` attratto e sedotto dai suoi stessi desideri. 1:15 Poi, quando il desiderio concepisce, partorisce il peccato e quando il peccato e` compiuto, produce la morte.

    Owen dice:

Trovi che la tua corruzione stia cominciando a imbarazzare i tuoi pensieri? Insorgi contro di essa con tutta la tua forza, con la stessa indignazione che avresti se fosse riuscita a compiere cio` che si proponeva. Considera cosa comporterebbe un pensiero impuro: farebbe si` che tu ti rotolassi nella follia e nell'oscenita`. Chiediti cosa comporterebbe l'invidia: omicidio e distruzione sono la sua conclusione. Schierati contro di essa con la stessa veemenza con cui agiresti se ti avesse totalmente degradato fino all'iniquita`. Senza questo metodo, non prevarrai. Cosi` come il peccato ottiene terreno nelle predilezioni per ricavare piacere da esse, altrettanto fa con la comprensione per minimizzarla.101

Un Riassunto dell'Undicesimo Capitolo

In questo capitolo Owen ci ha dato addizionali consigli su come mortificare i desideri insiti quando sembrano aver guadagnato troppa forza nelle nostre anime. Egli ci ha dato cinque principi (3-7) che ripetiamo qui di seguito. Primo (no.3): dobbiamo caricare la nostra coscienza con la colpa del nostro peccato. Possiamo fare questo guardando al nostro peccato attraverso la santa lente della Legge di Dio e quindi meditare sui benefici della grazia che Egli ci ha dato mediante il Vangelo. Possiamo anche farlo riconsiderando la Sua particolare pazienza e misericordia verso di me come peccatore; il Suo intervento per impedire a me di diventare completamente insensibile verso di Lui, e il Suo provvidenziale modo di trattare con me che scaturisce dalla Sua infinita misericordia, grazia e amore. Questo basterebbe a caricare la nostra coscienza del peso della colpa del peccato. Secondo (no.4): dobbiamo ottenere da Dio l'ardente desiderio di essere liberati dal potere del peccato. Terzo (no.5): dobbiamo prestare accurata attenzione al peccato che sembra aver radici nel nostro naturale temperamento. Non siamo scusati per questo peccato, ma dobbiamo anzi osservarlo attentamente per non esserne mantenuti schiavi e per impedire a Satana di prendere il sopravvento. Quarto (no.6): dobbiamo considerare in quali occasioni e momenti certi peccati sembrano prendere piu` vantaggio su di noi. Dobbiamo evitare queste situazioni; nutrire le nostre anime; e stare alla larga dalle tentazioni che conosciamo. Quinto (no.7): dobbiamo insorgere con veemenza contro i primi segni di attivita` del peccato nelle nostre anime. Quando vedi che stai cominciando a pensare in modo iniquo o che stai cominciando a prendere la strada sbagliata (come si usa dire oggi), rifletti sul male che esiste in quel particolare peccato e sul fatto che non si fermera` prima di aver completato il suo intero percorso.

Nel dodicesimo capitolo, osserveremo il principio numero otto. Esso ha a che vedere con un modo di pensare biblico che porta all'umilta`, cioe` alla giusta valutazione di chi io sono alla luce della maesta` e grandezza di Dio. Nel tredicesimo capitolo, chiuderemo la nostra discussione sui principi particolari dati da Owen con un riassunto di questi nove principi. Parleremo del pericolo che esiste nel mancare di ascoltare cio` che Dio ci sta dicendo riguardo al nostro peccato, per via della nostra fretta di volerci mettere l'animo in pace. Dovremmo invece ascoltare, e lasciare che sia Dio a darci la pace quando Egli decide che e` il momento opportuno.


95 VI:57.

96 VI:58.

97 VI:60.

98 Salmo 51:5.

99 VI:60.

100 VI:61.

101 VI:62.

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13. Direttiva Particolare N. 8: Medita sulla Grandezza di Dio

Introduzione

La mortificazione e` solo per i credenti e e` definitivamente causata dallo Spirito che risiede in noi. Alla luce di questa verita` e del fatto che questo dovere divino e` comandato ai credenti, Owen comincia nel sesto capitolo a definire cio` che la mortificazion e `, e cio` che non e`. Nel settimo e ottavo capitolo stabilisce due principi generali senza i quali la mortificazione non puo essere raggiunta. Primo: se una persona non e` credente non ci sara` mortificazione (cap. 7); secondo: senza sincerita` e diligenza in un'universalita` di obbedienza, non ci sara` mortificazione (cap. 8). Pertanto, avendo stabilita la base con questi due principi generali, Owen delinea nove principi particolari per la mortificazione del peccato. Questi sono esposti nei capitoli dal nono al tredicesimo. Essi sono: (1) considera i pericolosi sintomi che accompagnano il tuo desiderio (cap. 9); (2) ottieni un chiaro senso della colpa, pericolo e iniquita` del peccato (cap. 10); (3) carica la tua coscienza con la colpa del peccato; (4) ottieni un costante anelito per la liberazione dal peccato in questione; (5) considera se il peccato in questione sia radicato nella tua natura e acuito dalla tua costituzione; (6) considera le occasioni in cui questo peccato solleva piu` spesso la sua odiosa testa; (7) ribellati con veemenza ai primi segnali del peccato (cap. 11) Ci sono altri due principi particolari, il numero otto e il numero nove. L'ottavo principio verra` delineato in questo capitolo, e il nono nel seguente.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento del Dodicesimo Capitolo

Il principio particolare che Owen desidera discutere in questo capitolo e` questo: Usa e esercitati in quelle meditazioni che possono continuamente colmarti di auto-umiliazione e pensieri riguardanti la tua stessa depravazione. Per prima cosa Owen ci dara` due principi pratici per eseguire questo compito e poi difendera` l'idea contro potenziali detrattori.

    Due Principi Pratici

    Come puo` un uomo arrivare alla personale realizzazione della propria depravazione di fronte a Dio e essere umile? Le Scritture dicono che la vera umilta` risulta dal conoscere Dio e meditare sulla Sua grandezza. Questo e` il primo principio pratico. Owen dice:

Rifletti molto sulla preminenza della maesta` di Dio e sulla tua infinita, inconcepibile, distanza da Lui. Pensare molto a questo non puo` che riempirti del senso della tua corruzione che colpisce fino alla radice del peccato insito... Pondera molto su pensieri di questo tipo, per diminuire l'orgoglio del tuo cuore e mantenere la tua anima umile dentro di te. Niente puo` renderti meno disposto a cader preda dell'inganno del peccato di una simile disposizione del cuore. Pensa intensamente alla grandezza di Dio.101

    I seguenti testi tratti da Giobbe e Abacuc spronano i santi a questa attitudine:

Giobbe 42:5 Il mio orecchio aveva sentito parlare di Te, ma ora il mio occhio Ti ha visto. 42:6 Pertanto disprezzo me stesso e mi pento nella polvere e nella cenere.

Abacuc 3:16 Ho udito, e mi si rimescolarono le viscere; il rumore fece tremare le mie labbra. Vacillai come se le mie ossa si stessero sgretolando e tremai a ogni passo. Aspetto con ansia il giorno in cui l'angoscia assalira` chi ci attacca.

    Il secondo principio pratico e` che pensiamo molto alla nostra stessa scarsa familiarita` con Lui. E` vero che conosciamo Dio attraverso Cristo, ma considera quanto poco terreno abbiamo realmente acquisito nella nostra relazione con Lui. Conosciamo... ma non conosciamo come dovremmo! Pensa alla testimonianza di Agur, quel saggio uomo in Proverbi 30:2-4:

Proverbi 30:2 Certo io sono piu` rozzo di ogni altro uomo, e non ho umana conoscenza; 30:3 Io non ho imparato la saggezza, ne` conosco il Santo. 30:4 Chi e` salito in cielo e ne e` disceso? Chi ha raccolto i venti nei propri pugni? Chi ha contenuto le acque nel proprio mantello? Chi ha stabilito tutti i confini della terra? Qual e` il suo nome, e qual e` il nome di suo figlio? — se lo conosci!

    Il salmista disse che i cieli non Lo possono contenere! Quanto e` infinito! Quanto e` immenso! Quanto poco Lo conosciamo! Come dice Owen: Puoi guardare senza terrore dentro l'abisso dell'eternita`? Tu non puoi sopportare i raggi del Suo glorioso essere.102

    Owen fa giustamente notare che alla pratica di questo secondo principio deve corrispondere la filiale baldanza con cui, attraverso Cristo, ci avviciniamo al trono celeste (cf. Eb. 4:15-16). Le due verita` devono essere mantenute insieme nella nostra esperienza. Non dobbiamo percio` concludere che, a causa della nostra scarsa conoscenza di Dio, in qualche modo non siamo suoi figli o figlie. Al contrario, dobbiamo gioiosamente fare esperienza della nostra adozione, impegnandoci a conoscerLo piu` profondamente e continuando a riconoscere il nostro fallimento in questa relazione: una relazione impiantata, innaffiata e nutrita, dalla grazia di Dio (cf. Giovanni 15:6).

Considera quindi, io dico, per mantenere il tuo cuore in continuo timore della maesta` di Dio, che persone dalla piu` elevata e eminente cognizione, dalla piu` vicina e abituale comunione con Dio, tuttavia in questa vita conoscono cosi` poco di Lui e della Sua gloria. Dio rivela il Suo nome a Mose`[per esempio], i piu` gloriosi attributi che Egli abbia manifestato nel patto di grazia, Esodo xxxiv. 5, 6: eppure non sono che le parti posteriori di Dio. Tutto cio` che egli viene a conoscere da questo, e` poco, minimo, paragonato alle perfezioni della Sua gloria.103

    Obiezioni alla Dottrina di Owen

    Qualcuno potrebbe pero` rispondere che Mose` (l'esempio dato sopra da Owen) era sotto l'ombra della Legge, mentre noi abbiamo ora la piena luce del Vangelo; abbiamo, per cosi` dire, Dio rivelato. Non siamo piu` lasciati soltanto con le Sue parti posteriori, ma ora possiamo vedere il Suo volto. Ci sono percio` quelli che non sono d'accordo con Owen. Essi sostengono che non dovremmo cercare di ridurre il nostro orgoglio con idee di quanto poco in realta` noi conosciamo Dio. Essi sostengono che, attraverso il Vangelo, noi Lo conosciamo bene e il negarlo e` negativo per la fede personale. Su questo punto Owen solleva numerose considerazioni.

    Primo: egli e` d'accordo con loro che il Vangelo e` una rivelazione di Dio molto maggiore della legge: Il nostro giorno e` molto piu` chiaro di quanto fosse il loro; le nuvole sono spazzate via e disperse; le ombre della notte sono scomparse e volate via; il sole e` sorto.104 Owen non sta percio` affermando che i Cristiani non conoscono Dio e non godono di questa conoscenza. Egli sta semplicemente dicendo che questa storia ha due lati. Secondo: la visione che Mose` ebbe di Dio fu veramente una visione evangelica, ma era minima e povera se paragaonata, non tanto a quella odierna, quanto alle perfezioni di Dio stesso. Terzo: persino Paolo, nel considerare l'enorme benedizione spirituale acquisita sotto il nuovo patto, dice che noi stiamo tuttora guardando in uno specchio in modo oscurato, per cosi` dire (1 Cor 13:12). La nostra visione e` seriamente impedita: vediamo parzialmente, in confronto a come vedremo quando il perfetto avverra`. Persino la Regina di Saba, quando vide Salomone faccia a faccia, dovette confessare che tutte le storie che aveva udito impallidivano al confronto. Lo stesso e` per la nostra presente conoscenza e esperienza di Dio: impallidisce al confronto di cio` che vedremo in futuro. Noi conosciamo come bambini: con debolezza, fragilita` e incompletezza. Questo dovrebbe farci sentire umili, perche` al momento noi non Lo vediamo, dice Giovanni (1 Giovanni 3:2), ma un giorno Lo vedremo. Le nostre anime arroganti farebbero bene a fissarsi su questa verita`.

    Ma come mai noi, che abbiamo ricevuto il Vangelo e conosciamo Cristo, possediamo in realta` una cosi` minima conoscenza di Dio? La ragione e` semplice: Dio e` incomprensibile. Noi otteniamo cioe` una conoscenza del Suo essere essenziale, negando cio` che Egli non e`. Noi diciamo che Egli e` infinito e immortale, cioe` che non e` finito e mortale come noi. Pertanto Egli e` totalmente altro da questo e risiede in una luce inavvicinabile, che nessun uomo ha visto o puo` vedere (1 Tim 4:16). Il risultato e` che noi non conosciamo per esperienza alcunche` della Sua natura essenziale. Owen chiaramente evidenzia che nessun uomo ha mai visto o vedra` mai Dio, e il creare coi nostri sensi un qualunque concetto del Suo essere, vorrebbe dire cader istantaneamente preda dell'idolatria. Noi semplicemente non possiamo conoscere l'essenza del Suo divino essere. Noi conosciamo Dio per cio` che fa, non per cio` che e`.

    Un'altra ragione per cui noi conosciamo cosi` poco Dio, sta nei mezzi con cui Egli ha ordinato che Lo conoscessimo, cioe` mediante la fede. La fede e` un assenso di fronte a una testimonianza e non una prova di fronte a una dimostrazione. Pertanto ha sempre opportunita` di crescere: noi vediamo in uno specchio in modo oscurato. Possiamo sempre avere fiducia piu` completamente; dare noi stessi piu` completamente; sottometterci piu` doverosamente; pertanto la nostra conoscenza di Dio va sempre piu` approfondendosi, espandendosi, estendendosi e maturandosi. Ma anche quando abbiamo fatto passi avanti nella nostra fede, sono solamente le parti posteriori delle Sue perfezioni che noi realmente vediamo. Facciamo in modo che le nostre anime ricordino tutto questo quando si ergono con orgoglio.

    Un'Ulteriore Obiezione

    Alcuni potrebbero ulteriormente obiettare che cio` che Owen descrive qui e` vero, ma solo per coloro che non conoscono Dio attraverso Cristo, o per coloro che sono cosi` deboli nella loro fede che tale e` la loro presente capacita`. Il resto di noi non ha pertanto bisogno di meditare su tali cose per rendere l'anima piu` umile. In ultima analisi, questi obiettori sosterrebbero che i Cristiani maturi conoscono Dio meglio di quanto Owen cosi` criticamente pensa. Certamente noi, come Cristiani, siamo ora luce nel Signore e non siamo nell'oscurita`come sembra che Owen stia sostendo. Owen riassume cosi` la loro protesta:

La luce del Vangelo in cui ora Dio e` rivelato, e` gloriosa; non una stella, ma il sole nella sua bellezza si e` alzato su di noi, e il velo e` stato rimosso dai nostri volti. Pertanto, sebbene i non-credenti, e forse anche alcuni deboli credenti, possano essere in qualche misura nell'oscurita`, quelli che invece hanno acquisito qualche crescita o qualche considerevole cognizione, hanno una chiara prospettiva e visione del volto di Dio in Gesu` Cristo.105

    A questa obiezione Owen fornisce quattro risposte fondamentali. Primo: tutti i Critiani conoscono abbastanza per ubbidire, amare, servire e godere Dio, piu` di quanto siamo stati capaci di fare fino a questo momento. La nostra oscurita` e ignoranza non sono una scusa per essere disobbedienti e negligenti. Infatti, nessuno di noi puo` dire di essere stato completamente trasformato secondo la conoscenza che abbiamo cosi` graziosamente ricevuto. Inoltre, dobbiamo ricordare che se avessimo usato i nostri talenti solo un po' piu` fedelmente, avrebbe potuto esserci affidato persino di piu`.

    Secondo: l'argomento che sostiene che abbiamo una maggiore rivelazione in Cristo di quanto fosse disponibile nel VT e` fondato, ma e` a doppio taglio. Non solo ci insegna che attraverso Cristo noi possiamo conoscere Dio piu` completamente di quanto fosse possibile al tempo del VT, ma elimina anche ogni pretesa umana di comprendere completamente Dio. L'incarnazione fu un velarsi di Dio tanto quanto un rivelarsi. Come per un vasto oceano inesplorato, ci sono sempre nuovi posti in cui andare, frontiere da esplorare e odori da inalare. Ogni rivelazione conduce a domande, perplessita`, decisioni e ansieta`.

    Terzo: in risposta all'idea che Owen si riferisca ai non-credenti, va detto che la differenza fra non-credenti e credenti non sta di per se` in cio` che essi conoscono, ma nel modo in cui conoscono. I non-credenti non conoscono in modo che salva, mediante fede genuina e luce celeste, ma puramente mediante una conoscenza indifferente, che e` ben lontana dalla fiducia; essi non hanno familiarita` col Referente per quanto concerne il linguaggio, sebbene essi possano conoscerlo, vale a dire il linguaggio, meglio dei credenti. Pertanto Owen non si sta riferendo ai non-credenti, come invece i suoi detrattori potrebbero supporre.

    Quarto: il Vangelo non era inteso per svelare l'essenziale gloria di Dio, ma solo per far conoscere alle Sue creature cio` che era di primaria importanza per incoraggiarle ad avere fiducia in Lui, per trovare diletto in Lui attraverso il godimento e l'obbedienza. Come dice Owen:

L'intenzione di tutta la rivelazione del Vangelo non e` di svelare l'essenziale gloria di Dio perche` noi potessimo vederLo come Egli e`, ma puramente rendere noto di Lui quel tanto che Egli sa essere sufficiente come base per la nostra fede, amore, ubbidienza e il venire a Lui, cioe` per la fede che Egli si aspetta da noi qui: servizi adatti a povere creature in mezzo alle tentazioni.106

    In breve, la rivelazione di Dio non e` diretta alla completa conoscenza, come se cio` fosse anche desiderabile o possibile per le creature, ma all'amore e alla fiducia. Ma qui incontriamo comunque un altro fattore limitante. Questa volta non e` comunque relativo alla rivelazione biblica, ma ai beneficiari di tale rivelazione, vale a dire la chiesa, cioe` gente come i degradati esseri umani. Dovremmo essere resi umili dal fatto che siamo deboli e talvolta ottusi, a dispetto della continua opera della grazia di Dio nei nostri cuori. Gli spasmi della poverta` spirituale dovrebbero rodere il nostro orgoglio, riducendolo.

Un Riassunto del Dodicesimo Capitolo

Il punto di Owen in questo capitolo e` semplice. Come Cristiano, tu devi usare e esercitarti in quelle meditazioni che possano servire a colmarti continuamente di auto-umiliazione e pensieri riguardanti la tua stessa depravazione. Ci sono due principi pratici che Owen ci da` per aiutarci in questo. Primo: dovremmo costantemente meditare sull'eccellenza di Dio e, alla luce di questo, sulla nostra depravazione. Secondo: dobbiamo costantemente ricordarci quanto poco conosciamo nostro Padre e come molto di piu` della terra promessa ci stia venendo offerto. Tutti i Cristiani hanno bisogno di conoscere meglio Dio e questa deve essere la nostra costante aspirazione, speranza e passione. Non permettere ad altri Cristiani di usare la stupenda rivelazione del Vangelo o la loro personale esperienza della salvezza, per trattenerti dallo spasmodico desiderio di conoscere meglio Dio. Non permettere a cio` che conosci di ostacolare cio` che devi imparare. Se conosci Cristo, hai cominciato a navigare attraverso un vasto oceano inesplorato. Molto ancora ti aspetta.

Nel tredicesimo capitolo, Owen ci dara` il suo ultimo principio particolare riguardante la mortificazione. E` essenziale per la vita Cristiana perche` tratta l'argomento dell`interiore pace spirituale. La maggior parte dei Cristiani darebbero la vita per due cose: avere piu` potere per fare la volonta` di Dio e piu` pace durante il percorso. Studia bene il tredicesimo capitolo.


101 VI: 63.

102 VI:63.

103 VI:64.

104 VI:64.

105 VI:68.

106 VI:69.

Related Topics: Glory, Hamartiology (Sin), Sanctification

14. Direttiva Particolare N. 9: Come Avere Pace

Introduzione

Mortificazione significa mettere a morte il peccato. Come disse l'apostolo: Se, mediante lo Spirito, mettete a morte le trasgressioni del corpo, voi vivrete (Rom 8:13). Il processo senza fine (cioe`, in questa vita) del mettere a morte il peccato e` portato avanti mediante la graziosa opera dello Spirito che risiede in noi. Noi siamo il Suo tempio e Egli e` all'opera per purificarlo. Piu` comprendiamo questo, piu` ci e` facile determinare il fuoco e la direzione dei nostri sforzi nella vita Cristiana. Per questa ragione Owen e` sceso cosi` nei dettagli per spiegare e rendere accessibile a noi questa intera area dell'esperienza Cristiana.

La promessa unita alla mortificazione e` la promessa di vita, cioe`, il godimento del vigore, potere e benessere delle nostre vite spirituali. Ma, ancora una volta, questa promessa e` fatta solo a coloro che sono Cristiani, a coloro che posseggono la causa efficiente della mortificazione, vale a dire, lo Spirito. Tutti gli altri cosiddetti tentativi di mortificazione da parte di non-credenti sono veramente vani, perche` non si puo` mettere a morte nessun peccato senza lo Spirito e tutti tristemente mancano di raggiungere il livello di Dio.

Pertanto, solo coloro che posseggono lo Spirito mortificheranno il peccato. Ma lo Spirito non compie il lavoro senza la nostra cooperazione (Fil 2:12-13).107 Noi dobbiamo sviluppare una sincera universalita` di obbedienza altrimenti nessun peccato verra` veramente mortificato. Owen, nel settimo e ottavo capitolo, ha rese chiare queste e altre idee collegate. Nei capitoli dal nono al tredicesimo egli ha quindi dato nove principi particolari per la mortificazione del peccato. Essi sono: (1) considera i pericolosi sintomi che accompagnano il tuo desiderio (cap. 9); (2) ottieni un chiaro senso della colpa, pericolo e iniquita` del peccato (cap. 10); (3) carica la tua coscienza con la colpa del peccato; (4) ottieni una costante aspirazione alla liberazione dal peccato in questione; (5) considera se il peccato in questione e` radicato nella tua natura e acutizzato dalla tua costituzione; (6) considera le occasioni in cui questo peccato solleva piu` spesso la sua odiosa testa; (7) ribellati con veemenza ai primi segnali del peccato (cap. 11); e (8) colmati di pensieri che guidino a una sana auto-umiliazione (cap. 12) Il nono e finale principio particolare sara` discusso qui, nel nostro riassunto del tredicesimo capitolo.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento del Tredicesimo Capitolo

    Il Nono Principio Particolare

      Dichiarazione generale

    Il nono principio particolare concerne la nostra esperienza di pace. Owen dice:

Nel caso Dio agiti il cuore riguardo alla colpa delle sue intemperanze, o rispetto alla loro radice e esistenza, o rispetto a qualche loro esplosione, abbi cura di non sentirti in pace prima che sia Dio a dartela; ascolta invece cio` che Egli dice alla tua anima. Questa e` la nostra prossima direttiva, senza il rispetto della quale il cuore sara` altamente esposto all'ingannevolezza del peccato.108

    Percio`, secondo Owen, non e` che Dio non voglia darci la pace, ma piuttosto che noi abbiamo la tendenza a farlo da soli, prima di avere veramente affrontato un noto peccato nelle nostre vite, il peccato su cui Egli ci sta chiamando a rapporto. Questo ci lascia con una falsa pace che non proviene da Dio, che non durera` e che puo` veramente consolidarci nella nostra ribellione. Owen ci da` due principi per gestire questa direttiva nel modo appropriato.

      Due Principi Guida

    Il primo principio e` che Dio si riserva il diritto di dare pace, anche a coloro che sono salvi, quando e dove vuole, e non prima. In linguaggio colloquiale si direbbe che Egli non e` un distributore automatico che, una volta che hai inserito la monetina del valore della confessione, tu puoi istantaneamente ricevere la pace che vuoi; la confessione non funziona ex opere operato. Che questo sia vero appare chiaro dalle parole del profeta Isaia:

Isaia 57:16 Perche` Io non saro` per sempre ostile o perpetuamente adirato, altrimenti lo spirito dell'uomo, l'alito vitale che ho creato, verrebbe meno davanti a me. 57:17 Io ero adirato a causa dell'empieta` della loro cupidigia; Io li colpii e irosamente li respinsi, eppure essi continuarono a essere disobbedienti e ostinati. 57:18 Io ho visto il loro comportamento, ma Io li guariro` e daro` loro riposo, e ancora una volta consolero` quelli che sono afflitti.

    Pertanto Dio crea pace per i Suoi figli e, secondo il Suo diritto sovrano, la accorda come Gli piace.

    Il secondo principio connesso e` che, cosi` come Dio crea pace, e` solamente Cristo che si riserva il diritto di renderla chiaramente evidente alla coscienza. Basti pensare alla chiesa di Laodicea in Apocalisse 3. Questa chiesa si senti` in pace, ma era una falsa pace e non data da Dio. Gesu`, riferendoSi a Se stesso come al Fedele e Vero Testimone, espose la falsa pace della chiesa e la richiamo` circa la sua permissiva visione del peccato. Essi pensarono di essere in una condizione di pace con Dio, ma il Signore li descrisse come miserevoli, patetici, poveri, ciechi e nudi, e consiglio` loro di comprare da Lui, cosicche` la loro nudita` venisse coperta (3:17-18).

    Questi due principi, vale a dire che Dio e` l'autore della pace e che e` prerogativa di Cristo soltanto il renderla evidente alla nostra anima, dovrebbero guidarci a sperimentare in modo crescente la Sua pace. Ma Owen non finisce qui. Egli ci da` cinque ulteriori regole per aiutarci a discernere se siamo noi a sentirci in pace o se e` veramente Dio che ci da` pace.

    Cinque Principi per Discernere la Pace di Dio

      1. La Pace Deve Essere Accompagnata da un Odio per il Peccato

    Le persone costantemente si parlano di pace, mentre il loro parlarsi non e` accompagnato anche da un profondo odio nei confronti di quel peccato per il quale cercano pace. Esse comprendono che solo in Cristo c'e` pace, sulla base della misericordia di Dio. Pertanto richiedono pace secondo l'accordo del Suo amore, ma non si astengono o odiano il peccato stesso. Esse quindi si danno pace: non e` Dio che sta dando loro pace. La pace di Dio viene sempre con una consapevolezza della croce e del tremendo prezzo che Cristo pago` per assicurare pace. Viene sempre con un odio per il peccato. Come dice Owen:

Quando cerchiamo la guarigione, dobbiamo guardare alle Sue ferite, non nella loro cronaca esteriore, che e` il modo dei papisti devozionalisti, ma nell'amore, gentilezza, mistero e piano della croce; e quando cerchiamo la pace, dobbiamo avere nei nostri occhi le Sue punizioni. Ora, io dico, se questo viene fatto secondo la mente di Dio e nella forza di quello Spirito che e` riversato nei credenti, produrra` una repulsione per quel peccato, o peccati, per i quali cerchiamo guarigione e pace... Quando Dio parla di pace al cuore in un sicuro accordo di essa, il cuore si riempie di vergogna per tutti i modi in cui e` stato separato da Lui.109

    Per esempio, una persona puo` trovare che il proprio cuore aspira e rincorre le cose del mondo, e questo rende difficile la comunione con Dio. Una coscienza sensibile non puo` sopportarlo. Ma poi lo Spirito parla esplicitamente a tale persona circa quel peccato: Non amate il mondo... (1 Giovanni 2:15-16). E` bene che quella persona non parli di pace alla propria anima finche` non ha una totale ripugnanza per quel peccato. Prima si deve chiederla a Dio, e quindi vedere se la Sua pace non segue un po` piu` tardi.

      2. La Pace Non E` il Risultato di Una Semplice Applicazione delle Promesse Bibliche

    Quando i Cristiani si accingono ad affrontare il peccato secondo cio` che essi sanno essere razionalmente vero, ma senza l'aiuto dello Spirito, la pace che ne risulta non proviene dal Signore: e` auto-prodotta. Per esempio, supponiamo che una persona abbia in qualche modo peccato, lo sappia e si senta in colpa per questo. Il fatto che lo sappia e provi un reale senso di colpa e` di certo una cosa buona. Ma, come Cristiano, vuole essere alleviato dal senso di colpa, pertanto ricorre come gli e` stato insegnato alla parola di Dio per conforto. Egli sa che ci sono promesse che parlano a questa situazione. Cosi`, dopo aver cercato, finalmente ne trova una, diciamo Isaia, dove Dio promette perdono e guarigione spirituale. Allora egli si dice: Dio mi promette perdono in questo testo, percio` lo applichero` a me stesso. Poi se ne va, sentendosi in qualche modo in pace. Ma, si puo` dire che egli abbia la pace di Dio se la sua applicazione e` stata fatta puramente secondo ragione e capacita` umane? Owen dice: No! Ha l'apparenza della pace, ma in essa non c'e` il Signore. Perche`? chiederai tu. Perche` non e` stato lo Spirito a parlargli di pace. L'ha semplicemente fatto da se`, come una specie di frettolosa reazione Cristiana. Percio`, il fatto che la Bibbia prometta pace da Dio, non significa che noi l'otteniamo istantaneamente, anche se troviamo un verso appropriato, perche` e` prerogativa di Dio dare la pace o toglierla, come Egli crede opportuno, per nostra istruzione, bene e trasformazione.

    Inoltre, Owen suggerisce che c'e` un'altra ragione per cui il nostro amico non ha necessariamente la pace che credeva di avere: mentre come Cristiani sappiamo che Dio ci parla di pace mediante la Sua parola e pertanto correttamente la consultiamo, non sempre lo facciamo operando attraverso il potere dello Spirito. Spesso stiamo semplicemente usando la nostra Cristiana, illuminata ragione, senza pero` una consapevolezza della presenza e volere di Dio. Certamente Egli vuole darci pace, ma forse, attraverso il ritardo di quella pace, Egli vuole parlarci persino piu` chiaramente del nostro peccato e della Sua preoccupazione. Riguardo al problema della pace e del ricorrente peccato, Owen dice:

Supponiamo che la ferita e l'inquietudine dell'anima siano dovute a ricadute... [cosi`] nel turbamento della propria mente, egli trova quella promessa, Isa. 1 v.7: Il Signore avra` misericordia, e il nostro Dio perdona abbondantemente... L'uomo riflette su questo e, a quel punto, conclude dandosi pace; egli non considera se lo Spirito di Dio ne faccia o no l'applicazione; se cio` dia vita e potere alla lettera. Egli non ascolta se il Signore Iddio parla di pace. Egli non rimane in attesa di Dio, il quale forse nasconde ancora il proprio volto e vede la povera creatura rubare la pace e scappar via con essa (italici miei).110

    Ma da questo sorge la domanda, e l'acuto lettore si sara` gia` chiesto: Come faccio allora a sapere se lo Spirito mi accompagna nella mia ricerca di pace o se sono da solo? Dopo tutto, sto ricorrendo alla Parola di Dio per perdono e guarigione. Lo Spirito e` certamente con me. A questa domanda Owen da` tre risposte collegate.

    Primo: abbi fiducia che se sbagli a questo riguardo, e ricorri alle Scritture contando solamente su te stesso, Dio si impegna a fartelo sapere. In umilta`, chiedi alla Sua mano di condurti perche` Egli guida l'umile sulle sue vie. Egli probabilmente ti aiutera` a vedere, rendendoti consapevole della transitoria natura della pace che pensavi di avere: e` venuta ed e` andata. Non proveniva da Lui; Egli ti sta chiamando a qualcos'altro: qualcosa che rimane.

    Secondo: le relazioni richiedono tempo. Rimani in attesa di Dio quando ricorri alla Sua Parola. Aspetta che Lui parli di pace al tuo cuore. Il fatto che tu ti precipiti dentro e fuori, puo` tradire un cuore che in Sua presenza non e` tranquillo e pertanto manca della Sua pace. Siedi ai piedi del Maestro e aspetta che parli. Non cercare di forzarGli la mano. Come dice Owen, coloro che si parlano di pace troppo i fretta sono auto-guaritori e estranei alla pace di Dio: una pace che trascende ogni comprensione (Fil. 4:6-7).

    Terzo: una falsa pace, ottenuta troppo in fretta, puo` forse calmare la mente, ma non fa nulla per addolcire l'anima e riorientare il cuore verso il riposo e una natura gentile. Come nel caso di Eliseo che dice a Naaman: Va` in pace!. Probabilmente per un momento la sua mente fu tranquilla, ma il suo cuore non era gioioso, se non al pensiero della propria guarigione. La parola di Dio invece e` buona e fa cose buone, perche` proviene direttamente da Lui.

Quando Dio parla, non c'e` solamente verita` nelle Sue parole che possa dare risposta alla certezza delle nostre comprensioni, ma esse ci fanno anche bene; procurano alla volonta` e ai sentimenti cio` che e` dolce, buono e desiderabile; grazie a esse, l'anima torna al suo riposo, Salmo cxvi. 7.111

    Quarto: e la cosa peggiore, secondo Owen, e` che la falsa pace, ottenuta al di fuori di Dio, non corregge l'anima. Come dice Owen: non guarisce l'iniquita`; non cura l'intemperanza. 112 Invece la pace che da` Dio, protegge l'anima, cosicche` essa non tornera` piu` sulla via del peccato. La pace creata da noi, una volta dissipatasi entro un giorno o due, non ha un potere di attrazione che possa dissuaderci dal peccato a cui precedentemente eravamo abituati, e pertanto ritorniamo alla nostra stupidita`. Con la pace di Dio c'e` la scoperta del Suo amore, una scoperta che stabilisce un forte, interiore impegno dell'anima, a conservare la propria liberta` dal peccato.

      3.Non Parlare di Pace con Leggerezza

    Una delle lagnanze di Geremia riguardo ai capi del suo popolo era che essi parlavano di pace con leggerezza:

Geremia 6:14 Essi fasciano la ferita del mio popolo come se non fosse seria. Pace, pace, essi dicono, quando non c'e` pace.

    E questo vale anche per alcune persone. Esse sono incluse nel rimprovero di Geremia perche` prendono alla leggera la guarigione della loro ferita. Esse pensano che sia sufficiente parlarle di pace, e la cosa e` fatta. Danno una breve occhiata alle promesse, aggiungono una spruzzata di fede, ed ecco che immediatamente la si e` ottenuta. Di fede, in realta`, ne hanno poca o niente. La vera fede non lancia solamente un fuggevole sguardo al Donatore di Misericordia, ma fissa invece, a lungo e intensamente, la propria attenzione su Cristo. L'argomento di Owen, ancora una volta, e` che la fretta in queste cose e` pericolosa e probablimente fa si` che si manchi di comprendere la pace di Dio.

      4. Non C'e` Pace Quando Viviamo in Abituale Peccato

    Questo punto dovrebbe essere cosi` chiaro che rimane poco da dover dire. Poiche` pero` l'ipocrisia ci ha sempre accompagnati, va menzionato. In breve quindi, non c'e` pace per l'uomo che la desidera, ma contemporaneamente intrattiene qualche peccato/i nel suo cuore e nella sua vita. Poco importa che egli implori Pace o no: egli non la ottiene da Dio. Egli sta solamente prendendo in giro se stesso e forse altre ignare persone. Come dice Owen: Dio ci giustifichera` dai nostri peccati, ma non giustifichera` il benche` minimo peccato in noi: 'Egli e` un Dio dagli occhi troppo puri per posarli sull'iniquita`.'

      5. La Pace di Dio E` una Pace che Umilia

    La pace che viene da Dio, al contrario della pace che fabbrichiamo da noi, comporta la grazia tipicamente Cristiana dell'umilta`. E` una pace che scioglie, come avvenne nel caso di Davide quando Natan gli disse del perdono di Dio per il suo peccato. Egli fu completamente umiliato.

Un Riassunto del Tredicesimo Capitolo

In questo capitolo abbiamo esaminato la pace di Dio e abbiamo fatto le seguenti osservazioni. Per prima cosa abbiamo detto che Dio si riserva il diritto di parlare di pace quando e dove vuole. In accordo con questo abbiamo detto che (1) la pace deve essere accompagnata da un odio per il peccato, altrimenti non proviene da Dio: l'abbiamo fabbricata noi stessi e non durera`; (2) la pace non accade solo perche`, a talescopo, rivendichiamo un verso della Bibbia. E` Dio, comunque, che deve parlarci di pace; (3) la vera pace che viene da Dio non e` mai a buon mercato, ma riconosce il lavoro di guarigione che deve essere fatto. Il vero pentimento che guida alla pace non comporta un semplice lampo di fede; (4) non esite genuina pace da Dio quando viviamo in qualche abituale peccato/i, e (5) la pace di Dio e` una pace che rende umili e porta con se` vita e potere.

Come possiamo quindi sapere quando Dio ci parla di pace? Primo: ricorda che Dio puo` parlare in qualunque momento lo desideri, sia che tu stia pentendoti o peccando. E quando Egli parla, deve essere riconosciuto. Secondo: in accordo con questo, il segreto per sentire la Sua voce—e le Sue pecore lo ascoltano (Giovanni 10:4)—e` di avere frequenti e prolungati momenti di comunione con Lui, cosicche` tu arrivi a riconoscerla. Questo occhio segreto della fede, allenato dal Maestro, non puo` venir insegnato da una all'altra persona. Altri possono indicarlo, come l'apostolo Giovanni fa in Giovanni 10:14, ma la persona stessa deve svilupparlo col Maestro. Terzo: ricorda che Cristo, mediante il Suo Spirito che risiede in noi, parla con potere, non come parla qualunque altro uomo, e induce i nostri cuori a ardere dentro di noi (Luca 24:32). Pertanto la Sua voce e` riconoscibile. Quarto: e per finire, la Sua parola di pace ci fa bene, ripulendo il nostro cuore, purificandolo da ogni macchia, e fissandolo fermamente all'obbedienza a Lui solo. Chi e` quindi la persona che puo` discerne la voce della pace di Dio? Secondo Owen e`...

Colui che ha i propri sensi esercitati a distinguere il bene dal male, essendo piu` progredito in giudizio e esperienza grazie a una costante osservazione dei metodi di interazione di Cristo, del modo di operare dello Spirito e degli effetti che di solito produce; in questo caso egli e` il miglior giudice di se stesso.113


107 Per cooperazione non si intende che noi facciamo una meta` e Egli fa l'altra meta`. Si intende invece che noi rispondiamo in fede alla chiamata dello Spirito, quando Egli ci chiama, attraverso la Sua parola, la gente, le circostanze ecc., a particolari attitudini, azioni, ecc. Egli ci guida; noi impariamo a seguire col Suo aiuto.

108 VI:70.

109 VI:72.

110 VI:74-75.

111 VI:76.

112 VI:76.

113 VI:78.

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15. L'Autentica Pratica della Mortificazione

Introduzione

Nei precedenti tredici capitoli Owen ci ha mostrato la natura della mortificazione Biblica. Egli ha detto che la sua base e` in Cristo e nell'opera dello Spirito, e ha delineato per noi principi, sia generali che particolari, per la sua esecuzione. Siamo arrivati a comprendere che, mentre ci viene comandato di mortificare i desideri della carne, lo Spirito e` la causa efficiente di questo lavoro di trasformazione. Sappiamo anche che il vigore e il benessere delle nostre vite spirituali dipendono dal mortificare la carne. Pertanto, come credenti in cui lo Spirito risiede, dobbiamo predisporci a soddisfare la nostra chiamata.

Comunque Owen considera essere, tutto quanto ha detto fino a qui, un suggerimento preparatorio per l'autentico lavoro di mortificazione. Nel quattordicesimo capitolo egli ci dira` come effettivamente attuare il lavoro di mortificazione. La base che egli ha stabilita nei precedenti capitoli e`, a dir poco, cruciale, ma in questo capitolo egli entrera` nell'autentica materia della mortificazione. In generale, le direttive per questo lavoro sono veramente poche rispetto al fatto di eseguirla effettivamente: dobbiamo stabilire un'attiva fede in Cristo e affidarci allo Spirito Santo, perche` sappiamo che e` lo Spirito che effettua il lavoro necessario. Vediamolo ora piu` dettagliatamente.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento del Quattordicesimo Capitolo

    Riponi La Fede in Cristo per Uccidere il Tuo Peccato

      Cosa Significa Riporre la Fede in Cristo?

    La prima cosa che una persona deve fare nell'effettivo processo di mortificazione del peccato e` di colmare la propria anima con le risorse che il Signore Gesu` le offre per questo lavoro. Rifletti sul fatto che, nella tua debolezza, tu sei incapace di garantire la mortificazione di un qualunque peccato in cui tu ricada abitualmente, ma che, mediante Cristo che ti da` forza, tu lo metterai certamente e definitivamente a morte (Fil 4:13). Come dice Owen:

Nella tua grande sofferenza e angoscia, considera quale pienezza di grazia; quali ricchezze, quali tesori di forza, potenza e aiuto, si trovano in Lui come nostro sostegno, Giov. i.16, Col. i.19. Lascia che ti entrino nella mente e vi si stabiliscano... Applicare la fede alla pienezza che esiste in Cristo per le nostre risorse, e` un eccellente modo di esistere in Cristo...114

    Paolo descrive il peccato come un vero tiranno e solamente quei Cristiani che sono estranei all'abbagliante santita` di Dio non hanno mai visto il peccato come tale. Invece, per quelli di noi che hanno desiderato ardentemente di essere liberati dal peccato e che, dopo aver pensato di esserlo stati da alcuni, vi sono poi ricaduti, esiste la realizzazione dell'assoluto potere del desiderio e del peccato insito. Ma in Cristo c'e` speranza. Per coloro che hanno sperimentato la devastazione del peccato e sofferto a causa delle sue irruzioni, Owen ha una parola pastorale. Prestate accuratamente attenzione a ogni parola:

Mediante la fede, esercitate la vostra anima con pensieri e apprensioni di questo tipo: io sono una povera, debole creatura; instabile come l'acqua, io non posso eccellere. Questa corruzione e` troppo forte per me e sta per portare la mia anima alla rovina; io non so cosa fare. La mia anima e` diventata come un terreno arido e un'abitazione per draghi... Guarda: Cristo Signore ha la pienezza della grazia nel Suo cuore; tutta la pienezza del potere nella Sua mano; Egli e`in grado di uccidere tutti questi nemici. Ci sono in Lui tutte le risorse sufficienti per il mio sollievo e assistenza. Egli puo` prendere la mia anima che langue e fare di me piu` ancora che un conquistatore (italici miei).115

    Per coloro di noi che sono esausti a causa della costante lotta contro certi peccati, Owen fa bene a ricordare le parole di Isaia:

Isaia 40:27 Perche` dici, Giacobbe, e tu Israele, perche` dici: Il SIGNORE non si rende conto di cio` che mi sta accadendo; il mio Dio non si cura del mio diritto? 40:28 Non lo sai tu? Non l'hai udito? Il SIGNORE e` Dio eterno, creatore di tutta la terra. Egli non si affatica o si stanca; non c'e` limite alla Sua saggezza. 40:29 Egli da` forza a coloro che sono stanchi; a coloro che sono spossati Egli da` rinnovata energia. 40:30 Anche i ragazzi si stancano e affaticano; anche i giovani uomini vigorosi inciampano goffamente. 40:31 Ma coloro che sperano nell'aiuto del Signore vedono la loro forza rinnovarsi; ascendono come se avessero le ali delle aquile; essi corrono senza affaticarsi; camminano senza stancarsi.

    Dobbiamo percio` ricordare che per noi la Sua grazia e` sufficiente. Puo` non rimuovere le tentazioni, ma da` forza sufficiente perche` non cadiamo nel peccato e nell'infelicita`. La Sua grazia e` forza sufficiente per impedire che ci rivolgiamo ad altre cose, nel tentativo di soddisfare i nostri cuori vagabondi.

      Quali Sono le Mie Aspettative e Quale Fondamento Esiste per Esse?

    Dovremmo elevare i nostri cuori a un'aspettativa di liberazione dalla confusione, disagio e problemi causati dai nostri peccati. Puo` tardare per un po`, tuttavia dovremmo rimanere in attesa di essa e aspettarci che Cristo ce la dia al tempo da Lui stabilito. Come dice Owen:

Se i tuoi occhi sono rivolti a Lui, 'come gli occhi del servo alla mano del suo padrone quando si aspetta di riceve qualcosa da lui', la tua anima verra` soddisfatta, Egli ti liberera` certamente; Egli uccidera` il desiderio e la tua conclusione finale sara` la pace. 116

    La base della nostra aspettativa per il soccorso di Cristo e` assai semplice e diretta. Data la natura della cosa, Egli deve farlo. Noi non siamo in grado di compiere da soli il lavoro di mortificazione, eppure ci viene comandato di farlo. Pertanto, Egli e` Colui che la attua in noi, quando noi ci affidiamo a Lui per questo. Tutte le buone opere che noi facciamo per mortificare il peccato sono importanti ma, in se` e per se`, non possono fare nulla (Giov. 15:5). Noi possiamo mortificare il peccato solamente mediante lo Spirito che risiede in noi. Se non viene fatto da Lui, non avremo mai sollievo. In verita`, se tutto cio` che ci viene comandato di fare al fine di mortificare il peccato non e` animato da questa aspettativa, si tratta semplicemente opere compiute nella carne. E` Cristo, il quale dimora nei nostri cuori mediante la fede, che compie il Suo lavoro di mortificazione (cf. Ef. 3:16-17).

    Anche la garanzia per questa base, sebbene sia profonda, e` diretta e semplice. Dovremmo aspettarci che Cristo ci liberi quando, attraverso l'occhio della fece, noi comprendiamo la Sua misericordia e fedelta`. Al fine di stabilire la misericordia di Dio, Owen cita numerosi testi che faremmo bene a leggere e su cui meditare. Essi includono:

Isaia 66:13 Come una madre consola un bambino, cosi` Io consolero` voi, e voi sarete consolati riguardo a Gerusalemme.

Ebrei 2:17 Pertanto Egli dovette essere reso, sotto ogni aspetto, come i Suoi fratelli e sorelle, perche` potesse diventare un misericordioso e fedele Sommo Sacerdote nelle cose che riguardano Dio, per fare espiazione dei peccati del popolo. 2:18 Infatti, poiche` Egli stesso soffri` quando fu tentato, e` in grado di aiutare coloro che sono tentati.

    Owen dice che dovremmo considerare l'Alto Sacerdozio di Cristo come Unico: Egli e` simpatetico, tenero e gentile verso di noi. Nella Sua sofferenza nulla fu aggiunto al Suo potere e capacita`, ma ci viene reso chiaro che, poiche` Egli soffri`, e` capace di aiutare quelli che sono tentati. Owen dice:

Le sofferenze e tentazioni di Cristo hanno forse aumentato la Sua capacita` e potere? Senza dubbio no, sia considerato in assoluto che in se stesso. Ma qui si intende che la capacita` e` accompagnata da prontezza, propensita`e disponibilita` a farsi avanti; e` una capacita` della volonta` contro qualsiasi dissuasione. Egli puo`, avendo sofferto e essendo stato tentato, superare tutte le dissuasioni tendenti al contrario, per dare sollievo alle povere anime tentate. 117

Ebrei 4:15 Infatti, noi non abbiamo un Sommo Sacerdote incapace di simpatizzare con le nostre debolezze, ma uno che e` stato tentato in ogni modo, proprio come noi, senza pero` commettere peccato. 4:16 Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovare grazia ogni volta che abbiamo bisogno di aiuto.

    Owen traduce l'espressione ogni volta che abbiamo bisogno di aiuto (charin eis eukairon boe„theian) in Ebrei 4:16 come grazia al tempo opportuno. Owen dice che con tempo opportuno l'autore intende aiuto quando io ne ho disperatamente bigogno. Quando il peccato prevale su di me, quasi al punto di morte e di essere perso per sempre, la grazia arrivera` e noi dobbiamo riceverla.

Veramente lasciatemi aggiungere che nessuna anima che possa evelarsi, mediante la fede, a un'aspettativa di liberazione da parte di Cristo, peri` o perira` mai a causa di un desiderio, peccato o corruzione. 118

    Non solo dobbiamo considerare la Sua misericordia verso di noi, che e` di per se` abbondante, ma dobbiamo anche ricordare e contare sulla sua fedelta`. Facendo questo, la vostra anima si elevera` nell'attesa della liberazione da parte di Lui. Proprio come Dio ha promesso la pioggia per le terre aride, cosi` Egli portera` sollievo alla vostra anima al momento da Lui stabilito. E noi dobbiamo contare su questo perche` Colui che ha fatto la promessa e` fedele. Noi dobbiamo riporre la nostra speranza in Lui come dice Davide:

Salmo 130:6 Io anelo al sovrano Maestro, piu` di quanto i guardiani anelino al mattino, si`, piu` dei guardiani per il mattino. 130:7 O Israele, spera nel SIGNORE, perche` il SIGNORE dimostra un amore leale, ed e` piu` che disposto a liberare.

    Vediamo cosi` che la ragione per umilmente aspettarci liberazione dalla mano di Gesu` si basa sul fatto che, come un misericordioso Sommo Sacerdote, Egli comprende la nostra situazione e ha tutto il potere per liberarci. Ricordiamoci anche che Egli e` fedele alle sue promesse e si e` impegnato con noi a liberarci dalla colpa, potere e regno del peccato.

      Quali Sono i Vantaggi nell'Aspettarsi l'Aiuto di Cristo?

    Nulla muove il cuore e le mani di Dio piu` del vedere i propri figli contare senza riserve su di Lui per liberazione, misericordia e aiuto. Proprio come un uomo e` spinto ad aiutare un altro che dipende completamente da lui, cosi` Dio e` infinitamente piu` favorevole a venirci incontro nelle nostre sofferenze in modo da salvarci e stabilire i nostri piedi su un terreno solido. Dopotutto, fu Lui a elevare i nostri cuori mediante le Sue sollecitazioni interiori e le promesse nella Sua parola, riguardo al chiedere, cercare, bussare. Sicuramente questo deve essere un grande impegno da parte Sua di assisterci conseguentemente. 119

    C'e` pero` ancora un altro grande vantaggio per i santi che dipendono incondizionatamente dal Maestro per la liberazione:

Impegna il cuore a seguire diligentemente tutti i modi e i mezzi con cui Cristo vuole comunicare Se Stesso all'anima e cosi` facendo ottieni il reale supporto di tutte le grazie e di qualunque decreto. Chi si aspetta qualcosa da un uomo, usa tutti i modi e mezzi per ottenerla... E` l'aspettativa di fede che mette il cuore al lavoro.120

      Alcuni Pensieri Finali: Stabilire la Fede in Cristo

    Owen ci dice che quando stabiliamo la fede in Cristo per la liberazione, dobbiamo prima di tutto focalizzarci sulla morte di Cristo, il Suo sangue e la croce. Dobbiamo pensare a lungo e intensamente a Cristo crocefisso e ucciso. La ragione di questo e` che la mortificazione deriva dalla morte di Cristo. Cristo mori` per distruggere le opere del Demonio, liberarci dalla punizione, dal potere e, un giorno, dalla presenza del peccato. Egli mori` per redimerci da ogni iniquita`: per purificare un popolo per Se Stesso che fosse zelante per le buone opere. Il nostro essere lavati, purificati e liberati dal peccato e` dovunque attribuito al sangue di Cristo (vedi Giov. 1:7; Eb. 1:3; 9:14; Apoc. 1:5). Secondo Ebrei 9:14 noi aspiriamo a una coscienza libera da opere morte, interamente emendata, cosicche` esse non abbiano piu` alcun posto in noi. Questo avviene attraverso il sangue di Cristo.

    Owen continua con l'insegnare che tutti i soccorsi dello Spirito, tutte le dispensazioni di grazia e potere, fluiscono dalla morte di Cristo come loro base e garanzia. Questo e` reso chiaro in Romani 6:2 :

Romani 6:2 Assolutamente no! Come possiamo, noi che siamo morti al peccato, continuare a vivere in esso?

    Noi siamo stati sepolti con Cristo attraverso il battesimo nella Sua morte perche` potessimo essere morti al peccato. Fummo poi resuscitati con Cristo perche` il corpo del peccato potesse venir distrutto. Owen continua a spiegare:

Noi siamo crocefissi con Lui meritoriamente perche` Egli procuro` per noi lo Spirito per mortificare il peccato; efficientemente, perche` dalla Sua morte proviene la capacita` della nostra crocefissione e in forma di rappresentazione e esempio noi saremo sicuramente crocefissi al peccato, come Egli lo fu per il nostro peccato. Questo e` cio` che intende l'apostolo: Cristo, mediante la propria morte, distruggendo le opere del demonio e procurando lo Spirito per noi, ha dunque ucciso il peccato per quanto concerne il suo regno nei credenti, cosicche` esso non potesse raggiungere il suo fine e dominio.121

    Pertanto, quando stabiliamo la nostra fede in Cristo per la mortificazione del peccato, dobbiamo focalizzarci sulla Sua morte. Da questo dobbiamo aspettarci di ricevere potere spirituale, e la nostra esperienza deve essere sempre piu` conforme a quella di Cristo nella Sua morte. Secondo Owen, mediante la fede, dobbiamo portare giornalmente nei nostri cuori il Messia crocefisso.

    Abbi fiducia nello Spirito: Egli esegue il Lavoro Necessario

    Owen conclude il suo lavoro sulla mortificazione ricordandoci la centralita` dello Spirito nel processo di mettere a morte il peccato. Egli elenca sei importanti verita` riguardanti la mortificazione e l'opera dello Spirito. Esse sono: (1) solamente lo spirito convince chiaramente e completamente il cuore dell'iniquita`, corruzione, desiderio o peccato che va mortificato; (2) solamente lo Spirito rivela la completezza di Cristo per la nostra liberazione. Questo ci evita di ricorrere ad altri metodi e strategie; (3) solamente lo Spirito fissa il cuore nell'aspettativa del soccorso e della liberazione; (4) solamente lo Spirito porta nel cuore la croce di Cristo con il suo potere di uccidere il peccato, perche` grazie allo Spirito noi siamo battezzati nella morte di Cristo; (5) lo Spirito e` l'autore e perfezionatore della nostra santificazione; Egli provvede nuovi sussidi e effetti della grazia, efficaci per la santita` e la consacrazione, quando il principio contrario e` indebolito e ridotto, Ef. 3:16-18; (6) lo Spirito aiuta ogni dialogo dell'anima con Dio. Il potere, vita e vigore della preghiera, provengono dallo Spirito, cosi` come l'efficacia di persuasione nel pregare (Rom 8:26). Facciamo quindi in modo di contare consapevolmente sullo Spirito.

Un Riassunto del Quattordicesimo Capitolo

Qui, nel suo capitolo finale sulla mortificazione, John Owen si focalizza sull'attuale pratica della mortificazione. Cio` che ha detto nei capitoli dal primo al tredicesimo e` stata una preparazione a questo. Egli cerca ora di dare qualche consiglio per l'ordinaria, santa pratica, di mettere a morte il peccato. Passare attraverso tutti i primi tredici capitoli e fermarsi li`, sarebbe una burla. Come dice Owen, noi dobbiamo effettivamente mettere a morte il peccato se vogliamo godere del potere, benessere e vigore della vita Cristiana.

Il consiglio che Owen ci da` ora e` molto semplice. Dobbiamo attivare la fede in Cristo e contare sullo Spirito per portare avanti l'opera. Dobbiamo costantemente richiamare alla mente le risorse che Cristo possiede per l'esecuzione della mortificazione. Egli e` in grado, e ha tutto il potere, di liberarci dal peccato. Inoltre, poiche` e misericordioso e fedele al Suo popolo (secondo le Sue promesse), noi possiamo umilmente aspettarci che Lui ci liberi. Noi non lo pretendiamo, ma come gente che sta sprofondando nelle sabbie mobili, noi guardiamo immediatamente nei Suoi occhi e, mediante la fede, afferriamo la Sua mano tesa. Ora, coloro che realizzano che Cristo e` piu` che disposto a salvare e liberare, si impegnano a usare per se stessi, in umilta` e con gli occhi fissi su Cristo, tutti i mezzi che Egli ha messo a disposizione e attraverso i quali Egli ha scelto di operare. Questo, naturalmente, include la meditazione sulle Scritture, la preghiera, i sacramenti (per esempio la Cena del Signore) e le adunanze.

Pertanto, quando ricorriamo a Cristo, usando mediante la fede tutte le risorse che Egli ha stabilito per noi, dobbiamo riceverLo nei nostri cuori come Colui che fu crocefisso. Dobbiamo meditare sulla Sua morte, sulla croce e sulla Sua espiazione per il peccato. Attraverso la Sua morte fluiscono tutte le benedizioni che abbiamo mai avuto e che mai avremo, inclusa la liberazione dal peccato. Noi attiviamo la fede in Cristo, portando Lui crocefisso dentro il nostro cuore. Questo e` essenziale per la santa pratica di mortificare il peccato.

Richiamiamo anche alla mente lo Spirito che ci e` stato dato a questo scopo. Consapevolmente contiamo su di Lui per convincere del peccato; esporci alle ricchezze di Cristo; stabilire nei nostri cuori la speranza di liberazione; portare la croce su cui caricare il nostro peccato e essere l'autore, l'aiuto e il perfezionatore della nostra santificazione. Egli ci sostiene in tutti i nostri sforzi per conoscere Dio e ci assicura liberta` dal peccato.


114 VI:79.

115 VI:80.

116 VI:80.

117 VI:82.

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119 VI:83.

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121 VI:85.

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1. Përshkrimi i Kursit

Ky kurset merret me teologjinë dhe praktikën e dishepullimit dhe të bërjes së dishepullimit. Teologjia e dishepullimit përfshin një kuptim të kontekstit teologjik dhe të marrëdhënieve të dishepullimit si dhe profilin e një dishepulli. Një dishepull i informuar i Krishtit merr doktrina të rëndësishme nga shkrimi dhe lidhet në mënyrë të vazhdueshme me mësimin biblik për shërbesën e tij/saj. Dishepujt e Krishtit gjithashtu zotërojnë dhe zhvillojnë edhe virtyte të caktuara në ngjashmëri me Krishtin. Dhe së fundi, ai/ajo si një dishepullbërës (d.m.th një shembull për të tjerët) po themelon zakone të caktuara të shenjtërisë me qëllim që të bashkëpunojë me punën e Frymës në shenjtërim.

Praktika e dishepullimit zë gjysmën e dytë të kursit. Këtu ne do të mësojmë disa aftësi për të ndihmuar të tjerët të rriten në besim dhe të bëhen dishepuj riprodhues. Shkurt, qëllimi ynë është që të ketë të krishterë shumëfishues dhe që çdo person të jetë një prind, gjysh, stërgjysh shpirtëror, etj. Pali i tha Timoteut që ai t⿿ua jepte mësimin njerëzve besnikë, që do të jenë të aftë të mësojnë të tjerë (2 Tim. 2:2).

Objektivat e Kursit

Ky kurs ka disa objektiva. Këto përfshijnë mendjen, emocionet dhe vullnetin.

1. Studenti do të kuptojë domethënien e termit dishepull.

2. Studenti do të kuptojë dhe vlerësojë rëndësinë e teologjisë së dishepullimit dhe se si Porosia e Madhe përshtatet me planin e përgjithshëm të Perëndisë dhe se si ajo lidhet me Urdhërimet e Mëdha. Nga kjo studenti do të shikojë rëndësinë e dishepullimit dhe do të fitojë siguri në Zotin që ai dëshiron ta përdor atë në këtë mënyrë.

3. Studenti do të kuptojë dhe do të dëshirojë personalisht për të shpalosur virtytet në ngjashmëri me Krishtin. Në përputhje me këtë, ai do të kuptojë natyrën e jetës shpirtërore dhe marrëdhënien e saj me zhvillimin e virtyteve në ngjashmëri me Krishtin. Ai do ta shikojë këtë si thelbësore ndaj çdo shërbese të frytshme për dishepullimin e të tjerëve për Zotin.

4. Studenti do të mësojë disa aftësi kryesore në të ndihmuarin e një besimtari të ri si edhe të një besimtari më të vjetër por që nuk është pjekur siç duhet. Hiri dhe e vërteta do ta karakterizojnë të gjithë shërbesën e tij.

5. Studenti do të dëshirojë të përfshihet me të tjerët të cilët janë të përkushtuar për të bërë dishepuj dhe të japin një kontribut pozitiv dhe të përbashkët në këtë kontekst.

6. Studenti do të mendojë ca për problemet e mundshme dhe faktike që përfshihen në dishepullimin e të tjerëve.

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2. Detyrat e Kursit

Detyrat e Kursit

Ka tre detyra për këtë kurs.

1. Përpara se kursi të fillojë studenti duhet të bëjnë një plan bazë për atë se si ata mund të ndihmojnë një besimtar të ri që të rritet në Krishtin. Ky plan nuk duhet të jetë i plotë, por duhet të jetë diçka që ti faktikisht do ta provosh dhe do ta bësh me një person dhe diçka mbi të cilën mund të ndërtosh. Pra duhet bërë duke u menduar mirë. Ti mund të krijosh çdo lloj skenari (situate) që dëshiron, por bëje praktik dhe konkret.

2. Në fund të kursit, studenti do të rivlerësojë planin e tij të dishepullimit dhe do ta rishikojë atë nëse është e domosdoshme. Çdo student do të përgatisë një plan që mund të përdoret nga dikush tjetër. Ai do ta përdorë atë vetë dhe do bëjë kopje që edhe të tjerët të mund ta përdorin.

3. Studenti do të shkruajë dëshminë e tij personale në dy faqe (3 minuta për ta thënë) duke përfshirë kohën përpara, gjatë dhe pas shpëtimit si dhe një prezantim të qartë të mesazhit të ungjillit në pjesën “gjatë”.

IA. Kushtet paraprake për Dishepullimin/(bërjen)

1B. Leksioni 1: Kuptimi i Domethënies së Termit “Dishepull”

2B. Të Kuptuarit e Kontekstit të Dishepullimit

1C. Leksioni 2: Konteksti Teologjik: Vullneti dhe Vepra e Perëndisë

2C. Leksioni 3: Konteksti i Marrëdhënieve: Urdhërimet më të Mëdha

3B. Përbledhje

IIA. Profili i Një Dishepulli: Imitimi i Krishtit

1B. Besime që të Çojnë tek Ngjashmëria me Krishtin

1C. Leksioni 4/5: Teologjia Bazë: Një Strukturë Teologjike për

Ngjashmërinë me Krishtin

2C. Leksioni 6: Sinteza Teologjike e Jetës Shpirtërore: Rritja në Ngjashmërinë me Krishtin/Shenjtërimi.

2B. Leksioni 7: Virtyte që të Çojnë tek Ngjashmëria me Krishtin

1C. Virtytet Teologjike në Ngjashmëri me Krishtin

2C. Virtyte Morale në Ngjashmëri me Krishtin

3C. Virtytet Intelektuale në Ngjashmëri me Krishtin

4C. Përmbledhje: Një Jetë e Përqëndruar te Krishti, Integriteti i Shenjtë

3B. Leksioni 8: Zakone që të Çojnë tek Ngjashmëria me Krishtin

1C. Qëllimi dhe Përleshja për Zakonet në Ngjashmëri me Krishtin

2C. Zakonet në Ngjashmëri me Krishtin me Një Përqëndrim Kryesor drejt Perëndisë

3C. Zakonet në Ngjashmëri me Krishtin me Një Përqëndrim Kryesor drejt Njerëzve

IIIA. Procesi i Dishepullimit: Inkurajimi i Imitimit të Krishtit

1B. Leksioni 9: Dy Komponentë Kryesorë dhe Krijimi i një Plani

1C. Dy komponentë Kyç

1D. Lutja për Dishepujt Tanë

2D. Të Bërit Shok dhe Dashuria për Dishepujt Tanë: “Bekimi”

2C. Hartimi dhe Ndjekja e Një Plani – Përdorimi i Kohës Formale

1D. Mësimet mbi Sigurinë

1E. Siguria e Dashurisë së Pakushtëzuar të Perëndisë

2E. Siguria e Faljes nga Perëndia

3E. Siguria e Përgjigjes së Lutjeve

4E. Siguria e Fuqisë dhe e Fitores

5E. Siguria për Praninë dhe Udhëzimin e Perëndisë

2D. Zhvillimi i Zakoneve të Shenjtërisë

1E. Leksioni 10: Bibla

2E. Leksioni 11: Lutja

3E. Leksioni 12: Adhurimi

4E. Leksioni 13: Koha e Qetë

5E. Leksioni 14: Agjërimi

6E. Leksioni 15: Të Shërbyerit dhe Dhuntitë Shpirtërore

7E. Leksioni 16: Miqësia

8E. Leksioni 17: Dhënia

9E. Leksioni 18: Ungjillizimi

IVA. Problemet Në Dishepullbërje: Kapërcimi i Pengesave për Imitimin e Krishtit.

1B. Leksioni 19: Problemet Kryesore në Procesin e Dishepullimit

2B. Përmbledhje

VA. Perspektivat për Dishepullimin: Ku po Shkojmë që Këtej?

1B. Mësimi 20: Ku Kemi Qenë?

2B. Ku po Shkojmë që Këtej?

VIA. Bibliografi

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3. i Domethënies së Termit “Dishepull”

IA. Termi “Dishepull” dhe Koncepti i “Dishepullimit”

1B. Kuptimi kryesor imaqhthv"

Termi në greqishtmaqhthv" (mathe-te-s) i referohet në përgjithësi çdo “studenti,” “nxënësi,” “çiraku” ose “pasuesi,” si përkundrejt një “mësuesi.” Sidoqoftë, shoqërohet më të shumtën e kohës me njerëz të cilët ishin pasues të devotshëm të një udhëheqësi të madh fetar ose të një mësuesi filozofie.

2B. Në Dhjatën e Vjetër

1C. Termi

Termimaqhthv" nuk përmendet në përkthimin në greqisht të Dhjatës së Vjetër (d.m.th Septaugint-a [LXX]). Sidoqoftë, kjo nuk do të thotë se nuk janë përdorur terma të tjerë ose që koncepti dhe praktika nuk janë atje. Me të vërtetë, duket se janë.

2C. Koncepti dhe Praktika

Një sërë traditash brenda jetës kombëtare të Izraelit e bëjnë të arsyeshëm supozimin se koncepti dhe praktika e dishepullimit personal ekzistonte.

1D. Isaia 8:16 dhe 50:4

“Mbylle këtë dëshmi, vulose këtë ligj midis dishepujve të mi” (yd*M%l!B=). Termi në hebraisht për dishepuj vjen ngadml e cila do të thotë “të mësosh” ose “të udhëzosh” dhe mund të tregojë se Isaia kishte formuar “një rreth” dishepujsh të cilët ai i kishte udhëzuar personalisht dhe të cilët mund të përhapnin mësimet e tij te të tjerët në të gjithë vendin. Ashtu siç thotëe Watt, duket se Isaia dëshironte që ta depozitonte “thesarin e tij të paralajmërimeve dhe të mësimeve te dishepujt e tij.” Domethënë, ndërsa ai mund të mos kishte një shkollë zyrtare, siç e shikojmë në rastin e Eliseut (1Mbretërve 20:35; 2 Mbretërve 2:3-15; 4:1-38), gjithsesi, ai mblodhi rreth vetes disa burra dhe u përcolli mësimet e tij.

Te Isaia 50:4 shkrimtari thotë se Perëndia e zgjon çdo mëngjes dhe i jep vëmendje në mënyrë që ai të dëgjojë dhe të mësojë. Në këtë mënyrë ai është si një dishepull (<yd!WML!K^). Si rrjedhim, në konceptin e të qenit dishepull gjendet një zemër e gatshme, e dëgjueshme dhe e bindur.

2D. Tekste dhe Tradita të Tjera Izraelite

Ekzistojnë institucione dhe tradita të tjera në Izrael që duket se përfshijnë një farë niveli dishepullimi personal. Kjo mund të pritej në shkollën e profetëve (1 Samuelit 19:20-24; 1 Mbretërve 20:35; 2 Mbretërve 2:3-15; 4:1-38) dhe dëshmohet më tej nga e tërë dituria që karakterizonte të gjithë stilin izraelit të jetesës (Fja. 1-9). Sidoqoftë, nuk ka ndonjë udhëzim të qartë mbi atë se si ta dishepullosh personalisht një tjetër, përveçse në shtëpi ndoshta (shiko LiP. 6).

3B. Në kulturën greke

Grekët e përdorën terminmaqhthv" për t’iu referuar një “nxënësi” ose në një nivel më të madh përkushtimi, një “pasuesi.” Sofistët (mësuesit në përgjithësi ose të filozofisë në Greqinë e lashtë shën.i.përkth) e përdorën gjithashtu termin për t’iu referuar një “nxënësi institucional.” Në kohën e Jezusitmaqhthv" përdorej në helenizëm për t’iu referuar thjesht një “nxënësi,” por me sa duket më shpesh një “pasuesi” i ndonjë mësuesi të ditur (Dio Chysostom (Shën Joan Gojarti), Regno 1.38.6). Wilkins vëren në lidhje me natyrën e besnikërisë së përfshirë.

Lloji i besnikërisë përcaktohej nga mësuesi, duke variuar nga të qenit ndjekës i një mendimtari të madh i të kaluarës si Sokrati, te të qenit një nxënës i një filozofi si Pitagora e deri te të qenit ithtar i një mësuesi fetar si Epikuri.

4B. Në Kulturën Izraelite të Shekullit të Parë

Ashtu siç kishte “dishepuj” në botën greko-romake të shekullit të parë, po kështu kishte njerëz që quheshin dishepuj në judaizëm gjithashtu. Njerëz të tillë ishin të përkushtuar ndaj një udhëheqësi ose lëvizjeje. Kjo përfshinte pasuesit judenj të shkollave filozofike ose të sekteve politike dhe fetare. Me sa duket farisenjtë kishin dishepujt e tyre dhe ata gjithashtu shpallnin se ishin dishepuj të Moisiut (Gjoni 9:28-29). Gjon Pagëzori gjithashtu kishte dishepuj të cilët jetuan me të dhe e ndoqën atë, praktikuan stilin e tij të jetës prej asketi dhe përhapën (në një farë shkalle) mësimet e tij (Marku 2:18; Luka 11:1; Gjoni 3:25).

Në përgjithësi, arsimimi i djemve në judaizmin e shekullit të parë përqëndrohej në shtëpi rreth mësimit të Tora-s (ligjit të Moisiut shën.i.përkth). Tora u mësua kryesisht nga Ati. Por gjatë kohës së Jezusit ka dëshmi të fortë për të sugjeruar se shkollat kryesore (beth Sepher) u zhvilluan për të zbutur sulmet e helenizmit. Por pasi një djalë mbushte trembëdhjetë vjeç, nuk kishte më arsimim të tillë zyrtar. Nëse ai dëshironte të përgatitej më tej për t’u bërë gjykatës, mësues, skrib apo kryetar sinagoge, ai mund ta vazhdonte studimin e tij të Torës në një grup të vogël ose të kërkonte të studionte si një dishepull nën një studies të caktuar. Apostulli Pal ishte një shembull i një djali izraelit i cili u largua nga shtëpia për të studiuar Ligjin nën Gamaliel-in, një Rabi i famshëm (Veprat 5:34; 22:3).

5B. Përmbledhje

Ekzistojnë fakte që dishepullimi personal praktikohej nga grekët dhe judenjtë. Megjithëse termi “dishepull” u përdor në mënyra të ndryshme në letërsinë e periudhës, ekzistojnë shembuj të dishepullimit që i referohen njerëzve të përkushtuar ndaj ndjekjes së një udhëheqësi të madh., duke imituar jetën e tij dhe duke përcjellë mësimet e tij. Në këto raste, dishepullimi nënkuptonte më shumë se thjesht përcjellje informacioni. Përsëri, i referohej imitimit të jetës së mësuesit, duke ngulitur vlerat e tij dhe duke riprodhuar mësimet e tij. Për djalin izraelit mbi trembëdhjetë vjeç kjo nënkuptonte të shkuarin tek një studim me një studiues të njohur të Torës, të imituarit e jetës dhe besimit të tij, dhe të përqëndruarit mbi zotërimin e Ligjit të Moisiut dhe interpretimeve tradicionale të tij.

IIA. Thirrja e Jezusit për Dishepullim: Natyra e saj e Trefishtë

1B. Dishepullimi si Një Thirrje për Përkushtim Personal ndaj Jezusit

1C. Thirrja: Të Rrish Me Të dhe Ta Njohësh Atë (Marku 3:14)

Për të filluar shërbesën e tij në tokë, Jezusi thirri njerëz që ta ndiqnin atë me kuptimin e plotë të fjalës; ai thirri dymbëdhjetë dishepuj. Megjithëse ne nuk mund të ecim sot me të në kuptimin e plotë të fjalës, nëpërmjet Frymës së tij, gjithsesi ai na ka thirrur ne. Së pari, thirrja e tij për ne është një thirrje për të qenë në anën e tij, për të qenë me të dhe për ta njohur atë. Kjo është po aq e dukshme në thirrjen fillestare të dishepujve gjatë shërbesës së tij këtu në tokë, sa është tek ata të cilët ai i thirri më vonë nga froni i tij në qiell. Thirrja e Jezusit është së pari një thirrje për të qenë me të dhe për ta njohur atë.

1D. Marku 3:14

Ai caktoi dymbëdhjetë (të cilëve ia vuri emrin apostuj), në mënyrë që ata të rrinin me të dhe që ai mund [pastaj] t’i dërgonte të predikojnë.

2D. 1 Korintasve 1:9

Besnik është Perëndia, nga i cili jeni thirrur në bashkësinë e Birit të tij Jezu Krishtit, Zotit tonë.

3D. Filipianëve 3:10

Qëllimi im është që të njoh atë dhe fuqinë e ringjalljes së tij dhe pjesëmarrjen në mundimet e tij, duke u bërë vetë i ngjashëm me të në vdekjen e tij, 3:11 që në ndonjë mënyrë t’ia arrij ringjalljes prej së vdekurish.

2C. Qëllimi: Ta Kënaqësh Atë dhe Të Bëhesh si Ai (Luka 6:40)

Qëllimi i Jezusit kur na ka thirrur nuk është pikësëpari që të na fusë në punë. Së pari është një thirrje për ta njohur dhe për ta kënaqur Atë. Kjo është kryesore dhe e domosdoshme. Nëse dishepujt do ta kishin humbur interesin te ai si njeri dhe mik, ata nuk do të kishin vazhduar më të ecnin me të. Ne nuk jemi ndryshe. Është në kontekstin e kënaqjes së tij që ai na urdhëron që të jemi si ai. Dhe ne e dëshirojmë këtë. Dishepullimi është një thirrje për t’u bërë si Mësuesi.

1D. Luka 6:40

Dishepulli nuk ia kalon mësuesit të vet, madje çdo dishepull që ka mësuar (kathrtismevno") do të jetë si mësuesi i vet.

2D. Gjoni 13:14-17

Në qoftë se unë, Zoti dhe Mësuesi, ju kam larë këmbët, edhe ju duhet t’i lani këmbët njëri-tjetrit. 13:15 Unë në fakt, ju kam dhënë shembullin (uJpovdeigma) që ashtu siç kam bërë unë, bëni edhe ju. 13:16 Në të vërtetë, në të vërtetë po ju them: Shërbëtori nuk është më i madh se padroni (kuvrio") i tij, as i dërguari më i madh se ai që e ka dërguar. 13:17 Po t’i dini këto gjëra, të lumtur jeni ju nëse do t’i bëni.

3D. 1 Korintasve 11:1

Më imitoni (mimhtaiv) mua, ashtu si unë jam imitues i Krishtit

2B. Dishepullimi si një Thirrje për të Ndjekur Jezusin

Dishepullimi është një thirrje që të rrish me, ta njohësh dhe ta kënaqësh Mjeshtrin (Mësuesin). Në këtë mënyrë, thirrja për dishepullim biblik presupozon shpëtimin, d.m.th që një person ka besuar te Krishti si Zot dhe Shpëtimtar dhe vazhdon të besojë në Të. Por dishepullimi është gjithashtu një thirrje për të ndjekur Jezusin, dhe kjo, disa herë, nuk është diçka e lehtë. Ai kërkon bindje ekskluzive, të plotë dhe të vendosur ndaj Vetes së Tij. Këtu qëndron ndryshimi radikal midis thirrjes së tij dhe Platonit i cili ngriti lart lirinë e studentit nga mësuesi ose edhe të udhëheqësve fetarë judenj të cilët përqëndroheshin më shumë te Tora dhe i drejtonin studentët për t’u shkëputur nga ata. Nga ana tjetër, Jezusi i drejtoi njerëzit për te vetja (dhe ai vazhdon ta bëjë këtë) dhe i thirri ata për një përkushtim radikal ndaj tij. Thirrja e Jezusit për dishepullim është një thirrje ndaj ngjashmërisë me Krishtin e cila përfshin të paktën tre fakte të lidhura me të: (1) kërkesa; (2) premtimi që shtohet; dhe (3) hiri.

1C. Kërkesa

Thirrja e Jezusit për dishepullim është një thirrje o gjithçka – o asgjë, duke u shtrirë në çdo zonë të jetës sonë. Përfshin që t’i japim përparësi atij edhe mbi marrëdhëniet tona më të afërta njerëzore dhe mbi dëshirat që ne kemi për jetën tonë. Me pak fjalë, përfshin që të bëhesh shërbëtori i tij në botë dhe të japësh jetën për këtë qëllim. Në mënyrë paradoksale ne heqim dorë nga ajo që s’mund ta mbajmë dhe fitojmë atë të cilën nuk mund ta humbasim. Nëse nuk e bëjmë këtë atëhere ne humbim gjithçka në fund.

1D. Luka 9:23-24

Kryqi ishte një instrument i vdekjes dhe i njohur shumë mirë nga judenjtë. Vuajtja ishte e padurueshme. Por Jezusi tha se ne duhet ta merrnim atë (kryqin shën.i.përkth) dhe ta ndiqnim atë. Kjo, për vetë natyrën e çështjes, do të përfshinte vetëmohimin. Ai i cili mbante pjesën horizontale të kryqit të tij po ecte drejt një rruge me një kalim, për të mos u kthyer më kurrë.

9:23 Pastaj u tha të gjithëve: “Nëse dikush do të vijë pas meje, le ta mohojë vetveten, ta marrë çdo ditë kryqin e vet dhe të më ndjekë. 9:24 Sepse kush do ta shpëtojë jetën e vet, do ta humbasë; por kush do ta humbasë jetën e vet për shkakun tim, do ta shpëtojë.

2D. Luka 14:25-35

14:25 Dhe turma të mëdha shkonin me të. Ai u kthye nga ata dhe tha: 14:26 “Nëse ndokush vjen tek unë dhe nuk urren babanë e vet dhe nënën e vet, gruan dhe fëmijët, vëllezërit dhe motrat, madje edhe jetën e vet, nuk mund të jetë dishepulli im. 14:27 Dhe kush nuk e mbart kryqin e vet dhe nuk më ndjek, nuk mund të jetë dishepulli im. 14:28 Kush nga ju, pra, kur do të ndërtojë një kullë, nuk ulet më parë të llogaritë shpenzimet, për të parë nëse ka mjaftueshëm për ta mbaruar? 14:29 Që atëherë, kur t’i ketë hedhur themelet e të mos mundë ta përfundojë, të gjithë ata që e shohin, të mos fillojnë e të tallen, 14:30 duke thënë: ‘Ky njeri filloi të ndërtojë e nuk mundi ta përfundojë’. 14:31 Ose cili mbret, kur niset të luftojë kundër një mbreti tjetër, nuk ulet më parë të gjykojë nëse mund ta përballojë me dhjetë mijë atë që po i vjen kundër me njëzet mijë? 14:32 Në mos, ndërsa ai është ende larg, i dërgon një delegacion për të biseduar për paqe. 14:33 Kështu, pra, secili nga ju që nuk heq dorë nga të gjitha ato që ka, nuk mund të jetë dishepulli im. 14:34 Kripa është e mirë, por nëse kripa bëhet e amësht, me se do të mund t’i kthehet shija? 14:35 Ajo nuk vlen as për tokë, as për pleh, por hidhet tutje. Kush ka veshë për të dëgjuar, le të dëgjojë.”

3D. Marku 10:42-45

10:42 Por Jezusi i thirri pranë vetes dhe tha: “Ju e dini që ata që konsiderohen sundues të kombeve i sundojnë ato dhe të mëdhenjtë e tyre ushtrojnë mbi to pushtetin e tyre; 10:43 por kjo s’duhet të ndodhë midis jush; madje ai nga ju që do të dojë të bëhet i madh, do të jetë shërbëtori juaj; 10:44 dhe kushdo nga ju që do të dojë të jetë i pari, do të jetë skllavi (diavkono") i të gjithëve. 10:45 Sepse edhe Biri i njeriut nuk erdhi që t’i shërbejnë, por për të shërbyer dhe për të dhënë jetën e tij si çmim për shpengimin e shumë vetave.”

2C. Hiri

Kërkesa e thirrjes së Jezusit për dishepullim është e pamundur për një qenie njerëzore që nuk ndihmohet për ta përmbushur atë. Ne duhet të kemi burime për ta arritur këtë lloj jete. Këto burime vijnë drejtpërsëdrejti nga Krishti dhe na janë premtuar nëse ne qëndrojmë në të. Ky është qëllimi i mësimit të Jezusit te Gjoni 15. Ai po largohej, por ai do të vazhdojë jetën dhe shërbesën e tij nëpërmjet njerëzve të cilët ai i ka zgjedhur (15:16). Ne do ta diskutojmë këtë pak më tutje kur ne të flasim për marrëdhënien e dishepullimit me mbretërinë e Perëndisë.

1D. Mateu 11:28-30

Ata që e dëgjuan Jezusin ishin bujq dhe i njihnin mirë metaforat e tij rreth bujqësisë. Ata e njihnin kuptimin e “barrave” fizike. Jezusi ka mundësi që t’i jetë referuar edhe barrave fetare të imponuar mbi njerëzit nga mësuesit fetarë, të cilët me që ra fjala, nuk ngrinin as gishtin për t’i ndihmuar. Por Jezusi ishte ndryshe. Ai sigurisht që kishte një zgjedhë, por ai ishte zemërbutë, i përulur nga zemra dhe zgjedha e tij ishte e ëmbël dhe barra e tij e lehtë.

11:28 Ejani tek unë, o ju të gjithë të munduar dhe të rënduar, dhe unë do t’ju jap çlodhje. 11:29 Merrni mbi vete zgjedhën time dhe mësoni nga unë, sepse unë jam zemërbutë dhe i përulur nga zemra; dhe ju do të gjeni prehje për shpirtrat tuaj. 11:30 Sepse zgjedha ime është e ëmbël dhe barra ime është e lehtë!’’.

2D. Gjoni 15:5-8

15:5 Unë jam hardhia, ju jeni shermendet; kush qëndron në mua dhe unë në të, jep shumë fryt, sepse pa mua nuk mund të bëni asgjë. 15:6 Në qoftë se ndokush nuk qëndron në mua, hidhet jashtë si shermendi dhe thahet; pastaj i mbledhin, i hedhin në zjarr dhe digjen. 15:7 Në qoftë se qëndroni në mua dhe fjalët e mia qëndrojnë në ju, kërkoni çfarë të doni dhe do t’ju bëhet. 15:8 Në këtë është përlëvduar Ati im, që të jepni shumë fryt, dhe kështu do të jeni dishepujt e mi.

3C. Premtimi

Thirrja për dishepullim nuk është pa përleshjet dhe vështirësitë e veta. Por nuk është edhe pa premtime gjithashtu. Jezusi u kujtoi menjëherë dishepujve që po e pyesnin se kishte një shpërblim po ta ndiqje atë. Jezusi nuk e qortoi Pjetrin për pyetjen e tij të nënkptuar, “Atëherë, ç’mbetet për ne?” por përkundrazi iu drejtua atij me një premtim të trefishtë i prezantuar nga një deklaratë solemne: “Në të vërtetë po ju them. . .”. Ata të cilët lënë familjen, miqtë, etj për Jezusin dhe ungjillin nuk do të dështojnë në marrjen (1) njëqind herë më shumë të asaj që kanë humbur (në komunitetin e ri të besimit); (2) e vuajtjeve kur të përndiqen dhe (3) e jetës së përjetshme në epokën që do të vijë. Gjetja e kohës për të dhënë shpërblimin dhe persekutimet është në duart e Zotit.

Marku 10:28 Atëherë Pjetri e mori fjalën dhe tha: ``Ja, ne lamë çdo gjë dhe të kemi ndjekur’’. 10:29 Jezusi, duke u përgjigjur, tha: ``Në të vërtetë po ju them që nuk ka asnjeri që të ketë lënë shtëpinë, a vëllezërit a motrat, a atin, a nënën, a fëmijët ose arat për hirin tim dhe për ungjillin, 10:30 që të mos marrë tani, në këtë kohë, njëqindfish shtëpi, vëllezër, motra, nëna, fëmijë e ara, së bashku me përndjekje, dhe në botën e ardhshme, jeta e përjetshme. 10:31 Por shumë të parë do të jenë të fundit dhe shumë të fundit do të jenë të parët’’.

3B. Dishepullimi si një Thirrje për të “Bërë Dishepuj”

Ideja që Jezusi po i thërriste dishepujt te vetja për një qëllim të veçantë është e dukshme në thirrjen e tij fillestare. Ai i thirri dishepujt duke u thënë, “Ndiqmëni dhe unë do t’ju bëj peshkatarë njerëzish” (Mat. 4:19; Marku 1:17). Kjo e dhënë fillestare për ungjillizimin e njerëzve u ripohua si një urdhër kur Zoti i ringjallur qëndroi përpara dishepujve te Mateu 28:18-20. Le ta shqyrtojmë tani atë.

1C. Teksti: Mateu 28:18-20

28:18 Pastaj Jezusi u afrua dhe u foli atyre duke thënë: ``Mua më është dhënë çdo pushtet në qiell e në tokë. 28:19 Shkoni, pra, dhe bëni dishepuj nga të gjithë popujt duke i pagëzuar në emër të Atit e të Birit e të Frymës së Shenjtë, 28:20 dhe duke i mësuar të zbatojnë të gjitha gjërat që unë ju kam urdhëruar. Dhe ja, unë jam me ju gjithë ditët, deri në mbarim të botës. Amen’’.

2C. Konteksti: “Çdo Pushtet në Qiell e në Tokë”

Jezusi ushtroi autoritet absolut gjatë shërbesës së tij në tokë. Ai ringjalli të vdekurit, gjykoi njerëzit dhe fali mëkatet. Ai kreu mrekulli dhe foli një zbulesë të freskët dhe detyruese (24:35). Sidoqoftë, autoriteti i tij tani shtrihet si në qiell ashtu edhe në tokë, në të gjithë universin. Ai jo vetëm që sundon në tokë, por edhe në qiell. Ai ka gjithçka nën kontroll. Është në dritën e ushtrimit të pakufizuar të autoritetit të tij absolut mbi çdo njeri, fis, komb, dhe gjuhë që ai urdhëron dishepujt e tij të “shkojnë dhe të bëjnë dishepuj.”

3C. Urdhëri: “Shkoni, pra, dhe bëni dishepuj. . .”

Termi “shkoni” nuk do të thotë “ndërsa shkoni” por merr me vete një pjesë të fuqisë urdhëruese të foljes kryesore “bëni.” Është e nënrenditur në lidhje me “bëni,” por përsëri komunikon urdhërin “shkoni!” Ideja e të bërit të dishepujve plotësohet më tepër nga ideja e të mësuarit atyre që t’i binden të gjithave gjërave që Jezusi urdhëroi. Ne duhet të inkurajojmë njerëzit për t’iu nënshtruar Zotërisë së Jezu Krishtit ashtu siç shprehet në mësimet e tij për dishepujt dhe ne duhet t’u tregojmë atyre se si duket kjo në jetën tonë.

4C. Përmbajtja: Duke i pagëzuar dhe duke i mësuar

Dy përcjelloret “duke i pagëzuar” dhe “duke i mësuar,” ndërsa lidhen me foljen kryesore “bëni,” nuk përçojnë thjesht idenë e mjeteve, por përkundrazi kanë për qëllim që të tregojnë dy elemente që mbizotërojnë në procesin e zbatimit të veprimit të foljes kryesore. Me fjalë të tjera, dy elementët që duhet të karakterizojnë procesin e bërjes së dishepujve janë të pagëzuarit dhe të mësuarit. Dishepujt duhet të pagëzohen tek një kuptim trinitarian për Perëndinë dhe për marrëdhënien me të, dhe ata duhet të mësohen për t’iu bindur në mënyrë të qartë gjithçkaje që Jezus Mesia na mësoi (tani e ruajtur në Shkrim). Ndërsa ne zbatojmë detyrën e dishepullimit të kombeve, besëlidhja me Abrahamin është duke u përmbushur (Mat. 1:1)

5C. Vazhdimësia: “Unë jam me ju . . .”

Në detyrën e frikshme të dishepullimit të kombeve, dishepujt kishin nevojë të dinin – po kështu edhe ne – që Zoti i tyre i ringjallur do të ishte me ta. Ai i ka kombet nën kontroll dhe na ka dërguar te ato me mesazhin e jetës së përjetshme. Ne duhet të rrënjosim te ato jetën, vlerat dhe përkushtimet e Jezusit.

IIIA. Përmbledhje

Për qëllimet tona, koncepti për një “dishepull i Krishtit” është për dikë i cili është thirrur së pari për të njohur Krishtin e pastaj ta ndjekë atë, dhe për shkak të kësaj marrëdhënie ai të bëjë dishepuj njerëz të tjerë gjithashtu. Domethënë, duke njohur Krishtin ne bëhemi si ai – duke menduar, ndjerë dhe duke jetuar ashtu siç ai na urdhëron. Në këtë atmosferë të marrëdhënies personale me të, ai na thërret për të qenë dishepujt e tij, domethënë, ta ndjekim atë, nëpër të gjitha vështirësitë e jetës, duke e ditur se ai është atje dhe që do të na shpërblejë sipas kohës së tij; në fund të fundit, ai është Mjeshtri (Zotnia). Por dishepullimi nuk përfshin vetëm të qenit me të dhe të ndjekurit e tij, por ka edhe kuptimin që ndërsa ne jemi si ai dhe e ndjekim atë, ne bëjmë dishepuj të tjerët – me të vërtetë, nga çdo komb që e prekin rrezet e diellit. Porosia e Madhe nuk është thjesht një ide tjetër e mirë – megjithëse është kështu – ajo është urdhëri për marshimin e kishës. Me aq sa di unë, ai nuk komunikoi kurrë një plan tjetër.

IVA. Pyetje për t’u Menduar

1. Thuaj me fjalët e tua se çfarë do të thotë të jesh një dishepull i Krishtit.

2. Pse Krishti na thërret për një përkushtim kaq radikal ndaj tij?

3. Pse është e rëndësishme për të parë që aleanca (bashkësia) jonë me Krishtin duhet të jetë e para, madje edhe më përpara se puna për të dishepulluar të tjerët?

4. Cila është gjëja më e rëndësishme për ty përsa i përket dishepullimit dhe çfarë nuk ke dëshirë fare për të bërë?

5. Si të ndihmon premtimi i Mateut 11:28 dhe 28:20 në gatishmërinë tënde për të dalë përpara dhe për t’i dishepulluar të tjerët?

6. Jezusi tha se të dishepulluarit e një personi tjetër do të thotë t’i mësosh atij që të bindet. A je t’i i përjashtuar nga detyra e dishepullimit të të tjerëve n.q.s nuk e ke dhuntinë e mësimit?

7. Cilët janë disa njerëz për të cilët mund të fillosh të lutesh që tani? Si mund të të përdorë Perëndia për t’i dishepulluar ata, duke punuar me ta për përparimin dhe gëzimin e tyre në besim?

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