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2. Uno Sguardo a Romani 8:13

Il Testo Chiave—Romani 8:13

L’intera tesi di Owen circa la “mortificazione” o “il mettere a morte” il peccato nei credenti e` ricavata principalmente da Romani 8:13, la seconda meta` del verso. Noi citeremo pertanto questo testo sia in Greco che in Inglese (NET Bible). Rivediamo con la mente questo verso se vogliamo seguire l’argomento di Owen. Veramente, faremmo bene a memorizzarlo. Se conoscete il Greco, potete trovare facile memorizzarlo anche in quella lingua.

eij deV pneuvmati taV pravxei tou` swvmato qanatou`te, zhvsesqe.

ma se, mediante lo Spirito, mettete a morte le opere del corpo, voi vivrete. NET Bible

Che questo testo sia centrale per l’esposizione di Owen e` reso chiaro dalle sue parole di apertura:

Affinche` la linea su cui mi muovo per contribuire a portare avanti il lavoro di mortificazione nei credenti possa avere ordine e intelligibilita` (cioe`, chiarezza), ne stabiliro` le fondamenta su quelle parole dell’apostolo, Rom viii. 13.6

Visione d’insieme del Primo Capitolo

Owen suggerisce che Romani 8:13 ha cinque punti chiave che vanno considerati; punti che egli sviluppera` ampiamente nei successivi capitoli del suo lavoro.7 I cinque punti sono i seguenti: Primo: il termine mortificare usato da Paolo e` un verbo nel modo imperativo; e` un comando e pertanto, per usare le parole di Owen, c’e` “un prescritto dovere”. Secondo: le persone a cui il comando e` indirizzato sono riferite come “voi”, sia nella forma arcaica usata nella versione di Owen, sia nelle piu` moderne traduzioni odierne. Terzo: dice Owen, c’e` una promessa aggiunta al comando, vale a dire, “se mettete a morte...voi vitrete.” Quarto: c’e` una causa o mezzo associato all’esecuzione del dovere, vale a dire, mediante lo Spirito. Quinto: e finale, Owen osserva che c’e` una condizione che governa il risultato della proposizione fatta qui da Paolo. La condizione e` espressa dalla parolina “se”. Per poter realmente seguire il resto dell’argomento di Owen, fareste bene, avendo memorizzato il verso, a rivedere questi punti con gli occhi della mente, per essere certi che essi vi siano chiari.

Cominceremo ora a riassumere gli argomenti di Owen su questi cinque punti, almeno per come essi sono visti nel resto del primo capitolo. Ricordate che il resto dei tredici capitoli elaborera`, in un modo o nell’altro, queste idee.

Una Dettagliata Discussione dell’Argomento del Primo Capitolo

    1. Il Significato di “se”

    Owen comincia la sua discussione piu` dettagliata di Romani 8:13 con il significato e la funzione della particella condizionale “se” (eij deV). Egli dice che il “se” puo` essere inteso in uno o due modi, sia per esprimere (1) incertezza sulla possibilita` che il credente eseguira` il dovere di mortificare la carne, oppure (2) certezza riguardo al fatto che, quando il credente mortifica la carne, certamente vivra`. Non puo` essere la prima di queste opzioni, dice Owen, poiche` Paolo ha gia` detto che per i credenti non c’e` piu` nessuna condanna; essi mortificheranno le opere della carne; essi hanno ora un nuovo principio in se stessi che vuole far piacere a Dio e non alla carne. Deve pertanto essere la seconda di queste opzioni. In breve, Paolo sta sostenendo che i credenti che mortificano la carne, piu` che certamente vivranno. Owen esprime la connessione usando l’analogia di un uomo malato a cui e` offerta una medicina:

…quando diciamo a un uomo malato, ‘Se prenderai questa pozione, o userai questo rimedio, starai bene’, la sola cosa che vogliamo esprimere e` la certezza della connessione fra ... il rimedio e la salute.8

    Da un altro punto di vista, il significato del “se” potrebbe semplicemente essere di causa-effetto: la mortificazione e` la massima causa per l’effetto della nuova vita. Poiche` pero` la vita spirituale e` data da Dio liberamente come dono di grazia (Rom 8:30), il “se” deve indicare il mezzo con cui Dio ha decretato che noi raggiungiamo il fine appropriato (non la causa finale di esso), il mezzo cioe`, con cui aumentiamo la nostra partecipazione in quella vita che e` gia` stata liberamente data ai credenti, vale a dire, mortificando le opere del corpo.9 Il “se” esprime la certezza riguardo la vita promessa, non l’incertezza riguardo al fatto che i credenti mortificheranno o meno le opere del corpo.

    2. Le Persone a cui Paolo Indirizza il Comando di “Mortificare”

    Owen discute poi sul “voi” come appare nel testo, cioe`, “se voi mettete a morte...” Egli fa due importanti osservazioni circa le persone a cui Paolo indirizza il comando. Primo: essi sono Cristiani. Essi sono coloro per cui “non c’e` piu` condanna” (8:1); coloro “che non sono nella carne, ma nello Spirito” (8:9) e che sono “stimolati dallo Spirito di Cristo” (8:10-11). Questo e` importante perche` mette in relazione il comando di mortificare a (1) un lavoro gia` effettuato da Dio stesso, e (2) il presente ministero insito e santificante dello Spirito. Faremmo bene a notare qui le connessioni di Owen, onde evitare di pensare che mortificando la carne noi stiamo in qualche modo guadagnando merito con Dio o siamo capaci di farlo da noi stessi. Noi non stiamo lavorando per acquisire grazia, ma per grazia ricevuta e mediante la grazia.

    Secondo: per contrasto, questo comando non e` dato ai non-credenti i quali, per quanto possano essere pii e fedeli nel frequentare la chiesa, sono completamente incapaci di realizzarlo. Infatti, essi non conoscono nemmeno la presenza di Colui che santifica, per non parlare del potere del peccato insito (Rom 10:3-4; Giov 15:5). Owen lo dice in questo modo:

La pressione di questo dovere immediatamente prima ogni altro e` frutto evidente di quella superstizione e di quel sentirsi soddisfatti di se`, di cui il mondo e` pieno: il grande lavoro e disegno di uomini devoti, ignoranti del Vangelo.10

    Alla fine di questa sezione Owen formula una tesi che riapparira` piu` tardi. Noi qui l’annunciamo semplicemente e ne elaboreremo il significato quando arriveremo a quel punto.

I migliori credenti, che sono certamente liberati dal potere di condanna del peccato, dovrebbero tuttavia prendersi cura, ogni giorno della loro vita, di mortificare l’ insito potere del peccato.11

    3. La Causa Efficiente del Dovere dei Credenti di Mortificare le Opere della Carne: Lo Spirito

I commenti di Owen su questo importante elemento nel verso, possono essere facilmente capiti. Pertanto noi qui li citeremo, in parte:

La principale causa efficiente di questo dovere e` lo Spirito...”Se, mediante lo Spirito”. Lo Spirito qui e` lo Spirito menzionato nel verso 11, lo Spirito di Cristo, lo Spirito di Dio; che “risiede in noi”, verso 9; che “ci sollecita”, verso 11; “lo Spirito Santo”12, verso 14; lo “Spirito di adozione”, verso 15; lo “Spirito che interdece per noi”, verso 26. Ogni altro mezzo di mortificazione e` vano, ogni aiuto ci lascia indifesi; deve essere fatto mediante lo Spirito... La mortificazione fatta con le nostre forze, portata avanti con mezzi di nostra invenzione, al fine di sentirci soddisfatti di noi stessi, e` l’anima e la sostanza di tutte le false religioni del mondo.13

Owen non sta qui sostenendo che tutte le altre religioni del mondo sono di per se` conscie di commettere questo errore, ma solo che questo e` in realta` cio` che esse stanno tentando di fare, che ne siano consce o meno. Esse stanno tentando di superare (magari “trascendere”, in certi casi) la loro degradazione mediante le loro stesse abilita`, prodezze spirituali e forza, senza l’aiuto dello Spirito e della croce di Cristo. Questo, dice Owen (e cosi` dovrebbe fare ogni Cristiano informato) e` futile. E` futile, non foss’altro che per il fatto che lo standard a cui noi miriamo e` la santita` stessa di Dio. Per non menzionare le degradanti implicazioni che esso accumula sulla necessita` e valore dell’opera della croce di Cristo.

Ma anche noi, come coloro che sono venuti a conoscere Dio mediante Cristo, dobbiamo prendere a cuore cio` che Owen sta dicendo. Anche noi, cosi` come coloro che non sono rigenerati, non possiamo superare la carne affidandoci ad essa. La carne e` impotente e incapace di ubbidire alla legge di Dio (Rom 8:7). I Cristiani sanno cosa Dio pensi della carne: le Scritture dicono che “niente di buono vive in essa” (Rom 7:18); che essa produce cio` che e` come escremento spirituale (Fil 3:8), e che il solo rimedio a questo e` di crocifiggerla (Rom 6:6; Col 3:9). Owen stesso avra` di piu` da dire in seguito su questo.

NOTA: C’e` forse da stupirsi se oggi un cosi` gran numero di Cristiani sono superficiali, letargici e delusi della propria esperienza di vita spirituale? Poiche`essi spendono cosi` poco tempo a leggere le Scritture o ad ascoltare e meditare su buoni insegnamenti, queste verita` non sono loro familiari; essi cercano di vivere la vita Cristiana solo mediante l’istinto, il che non e` un buon metodo e praticamente non li pone in una condizione migliore di quella di un non-credente. Tale condizione, o degenera in emozionalismo privo di solida etica, o in durezza di cuore, con poco amore per Dio e per gli altri esseri umani.

    4. Il Dovere di Mortificare le Opere della Carne

Ancora: Owen ricorda ai suoi lettori che il linguaggio di Paolo e` in forma di comando: “mortificate le opere della carne”. Per questa ragione Owen vi si riferisce come ad un dovere, parola questa che molti Cristiani oggi, nel terzo millennio, non accettano; essi hanno trasformato la grazia in un motivo per riposarsi, quando invece dovrebbero essere zelanti.14 Ma per coloro che ricercano Dio (cf. Fil 3:10-11), questo dovere rimane il logico e necessario risultato che fluisce da una graziosa salvezza. Non c’e` posto per tendenze antinomiane nella Cristianita` Paolina e Owen non ne avrebbe alcuna.

Per spiegare il significato che l’apostolo attribuisce al “mortificare le opere della carne”, Owen tratta individualmente tre elementi importanti nel testo. Primo: egli discute il significato di “il corpo”. Secondo: egli spiega “le opere del corpo”. Terzo: egli esamina piu` dettagliatamente il verbo “mortificare” (qanatou`te, thanatoute).

A. Primo: sorge la domanda circa cio` che Paolo esattamente intenda per “il corpo”. Owen sostiene, “data l’antitesi fra lo Spirito e la carne prima e dopo” questo verso, che “il corpo” si riferisce alla carne. Egli dice:

Il corpo quindi e` qui inteso essere quella corruzione e depravazione delle nostre nature di cui il corpo, in gran parte, e` la sede e lo strumento, essendo le membra stesse del corpo rese schiave della inerente iniquita` (Rom 6:19). E` il peccato insito che e` qui inteso: la corrotta carne o desiderio.15

Owen riconosce che l’espressione, molto probabilmente, e` una metonimia o una sineddoche. Se e` una metonimia, egli suggerisce che il “corpo” vada inteso come equivalente a “il vecchio uomo” (Rom 6:6). Se e` una sineddocche, allora l’intera persona e` vista come corrotta, inclusa la sede dei suoi “desideri e disordinati affetti.”

B. Secondo: Owen discute il significato del termine “opere” (pravxei, praxeis). Egli riconosce che la parola Greca e` usata principalmente per riferirsi ad azioni esteriori e non tanto a cause interiori. Ma qui, in questo contesto, egli fa notare correttamente che, mentre il termine generalmente si riferisce a effettive azioni, come abbiamo elencato in Galati 5:19 (un testo citato da Owen),16 il punto di Paolo si associa anche alle cause di tali cose, la sorgente in un certo senso. Questo e` vero data la collocazione di “opere” con “corpo”, dove “il corpo” e` dipinto da Paolo come un veicolo per il peccato. Owen dice:

L’aspostolo le chiama opere, perche` sono cio` verso cui ogni desiderio tende; benche` concepisca e risulti abortito, mira a produrre un peccato perfetto.

Avendo trattato, sia nel settimo che all’inizio di questo capitolo, del desiderio e peccato insito come la fonte e il principio di tutte le azioni peccaminose, egli menziona qui la sua distruzione in virtu` degli effetti che esso produce (italici miei).17

Per “peccato perfetto” Owen sembra intendere un peccato che effettivamente viene attuato nella vita di qualcuno e non solo nel processo di pensiero; “perfetto” significa che essi veramente portano a compimento col loro corpo il desiderio bramato dalla carne.

C. Terzo: il termine “mortificare” non e` piu` molto usato nella lingua inglese, fatta eccezione occasionalmente per esprimere imbarazzo: “ella rimase mortificata quando essi fissarono gli occhi sui bigodini ancora fra i suoi capelli”. Nulla potrebbe essere piu` lontano dal significato Biblico del termine. Nel linguaggio Biblico e` una parola importante, cruciale per la comprensione della vita spirituale e tale che Owen si prende la pena di introdurre qui e chiarire attraverso il resto di questo trattato.

Owen giustamente fa notare che il termine mortificare significa uccidere, mettere a morte, come nel caso di un animale vivente o simili. Pertanto Paolo sta usando l’espressione metaforicamente, come se la carne fosse una persona vivente che deve essere uccisa:

Il peccato insito e` paragonato a una persona, un essere vivente, chiamato il “vecchio uomo”, con le sue facolta` e proprieta`; la sua saggezza, astuzia, sottigliezza, forza: questo deve essere ucciso, dice l’apostolo, messo a morte, mortificato, cioe` privato del suo potere, vita, vigore e forza di produrre i suoi effetti.18

Owen, da saggio pastore teologo, e` svelto nel paragonare, ancora una volta, il processo di mortificazione all’opera della croce di Cristo, seguendo ovviamente l’insegnamento di Paolo stesso. Pertanto noi non mettiamo a morte nulla che non sia gia` stato crocifisso sull’albero con Cristo. Non solo Dio ha agito sulla natura del peccato in noi, cioe` la carne, ma Egli ha anche innestato una nuova disposizione in noi, mediante la rigenerazione. Tutta la nostra vita, come Cristiani, e` dedicata a compiacere Dio, mettendo a morte le opere della carne e procedendo sul nuovo cammino della vita rigenerata. Parlando di queste realta`, Owen dice:

Essa [la carne] e` veramente, meritoriamente e, in via esemplificativa, radicalmente, mortificata e uccisa, mediante la croce di Cristo; il “vecchio uomo” e` pertanto detto essere “crocifisso con Cristo”, Rom vi. 6, e noi stessi “morti” con Lui, verso 8, e veramente all’inizio della rigenerazione, Rom vi. 3-5, quando e` innestato nei nostri cuori un principio contrario a essa e atto a distruggerla, Gal v. 17; ma l’intera opera va portata avanti gradatamente, verso la perfezione, tutti i giorni della nostra vita.19

    5. La Promessa di Vita: “Voi Vivrete”

Owen fa notare che c’e` una promessa che accompagna questo dovere di mortificare la carne. E` una promessa di vita: “voi vivrete”. Ma cosa intende Paolo per “voi vivrete”? Accennammo a questo precedentemente nella nostra discussione sul significato del condizionale “se”.

Owen sostiene che il termine “vita” in Rom 8:13 e` usato in contrasto con il termine “morte” nella proposizione che immediatamente precede. In quella, “morte” significa l’eperienza di uccidere i peccaminosi desideri e atti; essa e` una presente realta` per il credente. Pertanto, quando Paolo dice “voi vivrete”, non sta parlando dell’entrare per la prima volta nella vita spirituale, ma del godere il potere della vita spirituale per coloro che sono gia` stati giustificati e posseggono lo Spirito. Essendo gia` credenti, noi mettiamo a morte nella nostra esperienza quelle cose che appartengono alla carne e godiamo del potere, gioia e vigore della vita Cristiana:

Ora, la parola [cioe`, “vita”] puo` forse intendere non soltanto la vita eterna, ma anche la vita spirituale che abbiamo qui in Cristo; non tanto come essenza e esistenza di essa, che e` gia` goduta dai credenti, ma come la gioia, il conforto e il vigore di essa... ‘Voi virete, condurrete una buona, vigorosa, confortevole vita spirituale mentre siete qui, e otterrete vita eterna in futuro’. 20

Senza dubbio questo e` veramente il significato dell’apostolo Paolo. Egli ha gia` discusso della giustificazione, sia della necessita`che della realizzazione, in Romani 1:18 - 5:21 e delle fondamenta della santificazione in Romani 6 (co-crocefissione con Cristo). In Romani 7 egli discute la relazione fra la Legge e la santificazione e afferma che, mentre la legge e` santa, giusta e buona, noi non lo siamo. Pertanto essa da sola e` impotente ad aiutare. Viene poi Romani 8, non come visione di una vita di per se` superiore ma, come osserva Owen, come l’insegnamento di Paolo circa il modo in cui noi soddisfiamo le richieste della legge, vale a dire mediante una mortificazione modellata dallo Spirito (8:3-4). Pertanto, la “vita” di cui si parla in 8:13 e` il presente possesso di vitalita` spirituale dei credenti, mediante la mortificazione delle opere della carne.

Sommario del Primo Capitolo

Passando alla conclusione, riassumeremo l’interpretazione del verso data da Owen e riaffermeremo le sue due principali tesi che fanno qui seguito all’insegnamento di Paolo. Per prima cosa l’interpretazione del verso. Ci sono diversi punti chiave: (1) il condizionale “se” comunica la certezza di godere una vigorosa vita spirituale quando mettiamo a morte le opere della carne; (2) il comando di mortificare si applica solo ai Cristiani, a coloro cioe` che posseggono lo Spirito; (3) il mezzo efficace per effettuare il nostro dovere e` lo Spirito e Lui soltanto; (4) mortificare le opere della carne e` il dovere di tutti i Cristiani e significa “mettere a morte”, “uccidere”, “eliminare il principio di vita da qualcuno o qualcosa”; (5) il termine “corpo” si riferisce sia al corpo fisico come strumento di desideri e atti peccaminosi, sia alla persona come un tutto corrotto e in peccato; (6) il termine “opere”, mentre ha un fuoco esteriore, include anche, in questo contesto, la fonte del peccato: la carne; (7) la promessa di vita non e` l’ingresso per la prima volta nella vita spirituale, ma una maggiore partecipazione e godimento della vita spirituale che Dio ci ha gia` dato in Cristo.

Per Owen, due tesi principali emergono dalle parole di Paolo in Romani 8:13:

I migliori credenti, che sono sicuramente liberati dal potere di condanna del peccato, dovrebbero tuttavia prendersi cura di mortificare, ogni giorno della loro vita, l’ insito potere del peccato.

Il vigore, potere e conforto della nostra vita spirituale dipendono dalla mortificazione delle opere della carne.


6 VI:5.

7 (Ci sono quattoridici capitoli in tutto, circa 80 pagine nell'edizione di Banner of Truth [dalle pagg. 5-86]).

8 VI:6.

9 Per ulteriore discussione circa la relazione fra protasis e apodosis in dichiarzioni usando eij + l'indicativo, come abbiamo qui in Romani 8:13, vedi Daniel B. Wallace, Greek Grammar Beyond the Basics: An Exegetical Syntax of the New Testament (Grand Rapids: Zondervan, 1996), 762. Potete ordinare una copia di quest`eccellente risorsa su CD a www. Bible.org/homepage.

10 VI:7.

11 VI:7.

12 Come fa notare Goold, questa deve essere stata una svista da parte di Owen poiche` l'espressione Spirito Santo non appare in verso 14.

13 VI:7.

14 Con questo non intendo semplice attivismo, cioe` come se cio` non fosse altro che una vana routine. Mi riferisco piuttosto a una vigilante attitudine verso peccato, retto vivere e opere buone, mettendo Cristo al centro dei propri pensieri.

15 VI:7.

16 Il Testo di Galati 5:19-21, a cui Owen allude, legge come segue: 5:19 Ora, le opere della carne (taV e[rga th~ sarkov) sono ovvie: immoralita` sessuale, impurita`, depravazione, 5:21 idolatria, stregoneria, inimicizie, conflitti, gelosia, esplosioni di rabbia, rivalita` egoistiche, contese, fazioni, 5:22 invidie, omicidi, ubriachezza, orge, e cose simili.—NET Bible

17 VI:8.

18 VI:8.

19 VI:8.

20 VI:9.

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