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Where the world comes to study the Bible

14. Direttiva Particolare N. 9: Come Avere Pace

Introduzione

Mortificazione significa mettere a morte il peccato. Come disse l'apostolo: Se, mediante lo Spirito, mettete a morte le trasgressioni del corpo, voi vivrete (Rom 8:13). Il processo senza fine (cioe`, in questa vita) del mettere a morte il peccato e` portato avanti mediante la graziosa opera dello Spirito che risiede in noi. Noi siamo il Suo tempio e Egli e` all'opera per purificarlo. Piu` comprendiamo questo, piu` ci e` facile determinare il fuoco e la direzione dei nostri sforzi nella vita Cristiana. Per questa ragione Owen e` sceso cosi` nei dettagli per spiegare e rendere accessibile a noi questa intera area dell'esperienza Cristiana.

La promessa unita alla mortificazione e` la promessa di vita, cioe`, il godimento del vigore, potere e benessere delle nostre vite spirituali. Ma, ancora una volta, questa promessa e` fatta solo a coloro che sono Cristiani, a coloro che posseggono la causa efficiente della mortificazione, vale a dire, lo Spirito. Tutti gli altri cosiddetti tentativi di mortificazione da parte di non-credenti sono veramente vani, perche` non si puo` mettere a morte nessun peccato senza lo Spirito e tutti tristemente mancano di raggiungere il livello di Dio.

Pertanto, solo coloro che posseggono lo Spirito mortificheranno il peccato. Ma lo Spirito non compie il lavoro senza la nostra cooperazione (Fil 2:12-13).107 Noi dobbiamo sviluppare una sincera universalita` di obbedienza altrimenti nessun peccato verra` veramente mortificato. Owen, nel settimo e ottavo capitolo, ha rese chiare queste e altre idee collegate. Nei capitoli dal nono al tredicesimo egli ha quindi dato nove principi particolari per la mortificazione del peccato. Essi sono: (1) considera i pericolosi sintomi che accompagnano il tuo desiderio (cap. 9); (2) ottieni un chiaro senso della colpa, pericolo e iniquita` del peccato (cap. 10); (3) carica la tua coscienza con la colpa del peccato; (4) ottieni una costante aspirazione alla liberazione dal peccato in questione; (5) considera se il peccato in questione e` radicato nella tua natura e acutizzato dalla tua costituzione; (6) considera le occasioni in cui questo peccato solleva piu` spesso la sua odiosa testa; (7) ribellati con veemenza ai primi segnali del peccato (cap. 11); e (8) colmati di pensieri che guidino a una sana auto-umiliazione (cap. 12) Il nono e finale principio particolare sara` discusso qui, nel nostro riassunto del tredicesimo capitolo.

Una Dettagliata Discussione dell'Argomento del Tredicesimo Capitolo

    Il Nono Principio Particolare

      Dichiarazione generale

    Il nono principio particolare concerne la nostra esperienza di pace. Owen dice:

Nel caso Dio agiti il cuore riguardo alla colpa delle sue intemperanze, o rispetto alla loro radice e esistenza, o rispetto a qualche loro esplosione, abbi cura di non sentirti in pace prima che sia Dio a dartela; ascolta invece cio` che Egli dice alla tua anima. Questa e` la nostra prossima direttiva, senza il rispetto della quale il cuore sara` altamente esposto all'ingannevolezza del peccato.108

    Percio`, secondo Owen, non e` che Dio non voglia darci la pace, ma piuttosto che noi abbiamo la tendenza a farlo da soli, prima di avere veramente affrontato un noto peccato nelle nostre vite, il peccato su cui Egli ci sta chiamando a rapporto. Questo ci lascia con una falsa pace che non proviene da Dio, che non durera` e che puo` veramente consolidarci nella nostra ribellione. Owen ci da` due principi per gestire questa direttiva nel modo appropriato.

      Due Principi Guida

    Il primo principio e` che Dio si riserva il diritto di dare pace, anche a coloro che sono salvi, quando e dove vuole, e non prima. In linguaggio colloquiale si direbbe che Egli non e` un distributore automatico che, una volta che hai inserito la monetina del valore della confessione, tu puoi istantaneamente ricevere la pace che vuoi; la confessione non funziona ex opere operato. Che questo sia vero appare chiaro dalle parole del profeta Isaia:

Isaia 57:16 Perche` Io non saro` per sempre ostile o perpetuamente adirato, altrimenti lo spirito dell'uomo, l'alito vitale che ho creato, verrebbe meno davanti a me. 57:17 Io ero adirato a causa dell'empieta` della loro cupidigia; Io li colpii e irosamente li respinsi, eppure essi continuarono a essere disobbedienti e ostinati. 57:18 Io ho visto il loro comportamento, ma Io li guariro` e daro` loro riposo, e ancora una volta consolero` quelli che sono afflitti.

    Pertanto Dio crea pace per i Suoi figli e, secondo il Suo diritto sovrano, la accorda come Gli piace.

    Il secondo principio connesso e` che, cosi` come Dio crea pace, e` solamente Cristo che si riserva il diritto di renderla chiaramente evidente alla coscienza. Basti pensare alla chiesa di Laodicea in Apocalisse 3. Questa chiesa si senti` in pace, ma era una falsa pace e non data da Dio. Gesu`, riferendoSi a Se stesso come al Fedele e Vero Testimone, espose la falsa pace della chiesa e la richiamo` circa la sua permissiva visione del peccato. Essi pensarono di essere in una condizione di pace con Dio, ma il Signore li descrisse come miserevoli, patetici, poveri, ciechi e nudi, e consiglio` loro di comprare da Lui, cosicche` la loro nudita` venisse coperta (3:17-18).

    Questi due principi, vale a dire che Dio e` l'autore della pace e che e` prerogativa di Cristo soltanto il renderla evidente alla nostra anima, dovrebbero guidarci a sperimentare in modo crescente la Sua pace. Ma Owen non finisce qui. Egli ci da` cinque ulteriori regole per aiutarci a discernere se siamo noi a sentirci in pace o se e` veramente Dio che ci da` pace.

    Cinque Principi per Discernere la Pace di Dio

      1. La Pace Deve Essere Accompagnata da un Odio per il Peccato

    Le persone costantemente si parlano di pace, mentre il loro parlarsi non e` accompagnato anche da un profondo odio nei confronti di quel peccato per il quale cercano pace. Esse comprendono che solo in Cristo c'e` pace, sulla base della misericordia di Dio. Pertanto richiedono pace secondo l'accordo del Suo amore, ma non si astengono o odiano il peccato stesso. Esse quindi si danno pace: non e` Dio che sta dando loro pace. La pace di Dio viene sempre con una consapevolezza della croce e del tremendo prezzo che Cristo pago` per assicurare pace. Viene sempre con un odio per il peccato. Come dice Owen:

Quando cerchiamo la guarigione, dobbiamo guardare alle Sue ferite, non nella loro cronaca esteriore, che e` il modo dei papisti devozionalisti, ma nell'amore, gentilezza, mistero e piano della croce; e quando cerchiamo la pace, dobbiamo avere nei nostri occhi le Sue punizioni. Ora, io dico, se questo viene fatto secondo la mente di Dio e nella forza di quello Spirito che e` riversato nei credenti, produrra` una repulsione per quel peccato, o peccati, per i quali cerchiamo guarigione e pace... Quando Dio parla di pace al cuore in un sicuro accordo di essa, il cuore si riempie di vergogna per tutti i modi in cui e` stato separato da Lui.109

    Per esempio, una persona puo` trovare che il proprio cuore aspira e rincorre le cose del mondo, e questo rende difficile la comunione con Dio. Una coscienza sensibile non puo` sopportarlo. Ma poi lo Spirito parla esplicitamente a tale persona circa quel peccato: Non amate il mondo... (1 Giovanni 2:15-16). E` bene che quella persona non parli di pace alla propria anima finche` non ha una totale ripugnanza per quel peccato. Prima si deve chiederla a Dio, e quindi vedere se la Sua pace non segue un po` piu` tardi.

      2. La Pace Non E` il Risultato di Una Semplice Applicazione delle Promesse Bibliche

    Quando i Cristiani si accingono ad affrontare il peccato secondo cio` che essi sanno essere razionalmente vero, ma senza l'aiuto dello Spirito, la pace che ne risulta non proviene dal Signore: e` auto-prodotta. Per esempio, supponiamo che una persona abbia in qualche modo peccato, lo sappia e si senta in colpa per questo. Il fatto che lo sappia e provi un reale senso di colpa e` di certo una cosa buona. Ma, come Cristiano, vuole essere alleviato dal senso di colpa, pertanto ricorre come gli e` stato insegnato alla parola di Dio per conforto. Egli sa che ci sono promesse che parlano a questa situazione. Cosi`, dopo aver cercato, finalmente ne trova una, diciamo Isaia, dove Dio promette perdono e guarigione spirituale. Allora egli si dice: Dio mi promette perdono in questo testo, percio` lo applichero` a me stesso. Poi se ne va, sentendosi in qualche modo in pace. Ma, si puo` dire che egli abbia la pace di Dio se la sua applicazione e` stata fatta puramente secondo ragione e capacita` umane? Owen dice: No! Ha l'apparenza della pace, ma in essa non c'e` il Signore. Perche`? chiederai tu. Perche` non e` stato lo Spirito a parlargli di pace. L'ha semplicemente fatto da se`, come una specie di frettolosa reazione Cristiana. Percio`, il fatto che la Bibbia prometta pace da Dio, non significa che noi l'otteniamo istantaneamente, anche se troviamo un verso appropriato, perche` e` prerogativa di Dio dare la pace o toglierla, come Egli crede opportuno, per nostra istruzione, bene e trasformazione.

    Inoltre, Owen suggerisce che c'e` un'altra ragione per cui il nostro amico non ha necessariamente la pace che credeva di avere: mentre come Cristiani sappiamo che Dio ci parla di pace mediante la Sua parola e pertanto correttamente la consultiamo, non sempre lo facciamo operando attraverso il potere dello Spirito. Spesso stiamo semplicemente usando la nostra Cristiana, illuminata ragione, senza pero` una consapevolezza della presenza e volere di Dio. Certamente Egli vuole darci pace, ma forse, attraverso il ritardo di quella pace, Egli vuole parlarci persino piu` chiaramente del nostro peccato e della Sua preoccupazione. Riguardo al problema della pace e del ricorrente peccato, Owen dice:

Supponiamo che la ferita e l'inquietudine dell'anima siano dovute a ricadute... [cosi`] nel turbamento della propria mente, egli trova quella promessa, Isa. 1 v.7: Il Signore avra` misericordia, e il nostro Dio perdona abbondantemente... L'uomo riflette su questo e, a quel punto, conclude dandosi pace; egli non considera se lo Spirito di Dio ne faccia o no l'applicazione; se cio` dia vita e potere alla lettera. Egli non ascolta se il Signore Iddio parla di pace. Egli non rimane in attesa di Dio, il quale forse nasconde ancora il proprio volto e vede la povera creatura rubare la pace e scappar via con essa (italici miei).110

    Ma da questo sorge la domanda, e l'acuto lettore si sara` gia` chiesto: Come faccio allora a sapere se lo Spirito mi accompagna nella mia ricerca di pace o se sono da solo? Dopo tutto, sto ricorrendo alla Parola di Dio per perdono e guarigione. Lo Spirito e` certamente con me. A questa domanda Owen da` tre risposte collegate.

    Primo: abbi fiducia che se sbagli a questo riguardo, e ricorri alle Scritture contando solamente su te stesso, Dio si impegna a fartelo sapere. In umilta`, chiedi alla Sua mano di condurti perche` Egli guida l'umile sulle sue vie. Egli probabilmente ti aiutera` a vedere, rendendoti consapevole della transitoria natura della pace che pensavi di avere: e` venuta ed e` andata. Non proveniva da Lui; Egli ti sta chiamando a qualcos'altro: qualcosa che rimane.

    Secondo: le relazioni richiedono tempo. Rimani in attesa di Dio quando ricorri alla Sua Parola. Aspetta che Lui parli di pace al tuo cuore. Il fatto che tu ti precipiti dentro e fuori, puo` tradire un cuore che in Sua presenza non e` tranquillo e pertanto manca della Sua pace. Siedi ai piedi del Maestro e aspetta che parli. Non cercare di forzarGli la mano. Come dice Owen, coloro che si parlano di pace troppo i fretta sono auto-guaritori e estranei alla pace di Dio: una pace che trascende ogni comprensione (Fil. 4:6-7).

    Terzo: una falsa pace, ottenuta troppo in fretta, puo` forse calmare la mente, ma non fa nulla per addolcire l'anima e riorientare il cuore verso il riposo e una natura gentile. Come nel caso di Eliseo che dice a Naaman: Va` in pace!. Probabilmente per un momento la sua mente fu tranquilla, ma il suo cuore non era gioioso, se non al pensiero della propria guarigione. La parola di Dio invece e` buona e fa cose buone, perche` proviene direttamente da Lui.

Quando Dio parla, non c'e` solamente verita` nelle Sue parole che possa dare risposta alla certezza delle nostre comprensioni, ma esse ci fanno anche bene; procurano alla volonta` e ai sentimenti cio` che e` dolce, buono e desiderabile; grazie a esse, l'anima torna al suo riposo, Salmo cxvi. 7.111

    Quarto: e la cosa peggiore, secondo Owen, e` che la falsa pace, ottenuta al di fuori di Dio, non corregge l'anima. Come dice Owen: non guarisce l'iniquita`; non cura l'intemperanza. 112 Invece la pace che da` Dio, protegge l'anima, cosicche` essa non tornera` piu` sulla via del peccato. La pace creata da noi, una volta dissipatasi entro un giorno o due, non ha un potere di attrazione che possa dissuaderci dal peccato a cui precedentemente eravamo abituati, e pertanto ritorniamo alla nostra stupidita`. Con la pace di Dio c'e` la scoperta del Suo amore, una scoperta che stabilisce un forte, interiore impegno dell'anima, a conservare la propria liberta` dal peccato.

      3.Non Parlare di Pace con Leggerezza

    Una delle lagnanze di Geremia riguardo ai capi del suo popolo era che essi parlavano di pace con leggerezza:

Geremia 6:14 Essi fasciano la ferita del mio popolo come se non fosse seria. Pace, pace, essi dicono, quando non c'e` pace.

    E questo vale anche per alcune persone. Esse sono incluse nel rimprovero di Geremia perche` prendono alla leggera la guarigione della loro ferita. Esse pensano che sia sufficiente parlarle di pace, e la cosa e` fatta. Danno una breve occhiata alle promesse, aggiungono una spruzzata di fede, ed ecco che immediatamente la si e` ottenuta. Di fede, in realta`, ne hanno poca o niente. La vera fede non lancia solamente un fuggevole sguardo al Donatore di Misericordia, ma fissa invece, a lungo e intensamente, la propria attenzione su Cristo. L'argomento di Owen, ancora una volta, e` che la fretta in queste cose e` pericolosa e probablimente fa si` che si manchi di comprendere la pace di Dio.

      4. Non C'e` Pace Quando Viviamo in Abituale Peccato

    Questo punto dovrebbe essere cosi` chiaro che rimane poco da dover dire. Poiche` pero` l'ipocrisia ci ha sempre accompagnati, va menzionato. In breve quindi, non c'e` pace per l'uomo che la desidera, ma contemporaneamente intrattiene qualche peccato/i nel suo cuore e nella sua vita. Poco importa che egli implori Pace o no: egli non la ottiene da Dio. Egli sta solamente prendendo in giro se stesso e forse altre ignare persone. Come dice Owen: Dio ci giustifichera` dai nostri peccati, ma non giustifichera` il benche` minimo peccato in noi: 'Egli e` un Dio dagli occhi troppo puri per posarli sull'iniquita`.'

      5. La Pace di Dio E` una Pace che Umilia

    La pace che viene da Dio, al contrario della pace che fabbrichiamo da noi, comporta la grazia tipicamente Cristiana dell'umilta`. E` una pace che scioglie, come avvenne nel caso di Davide quando Natan gli disse del perdono di Dio per il suo peccato. Egli fu completamente umiliato.

Un Riassunto del Tredicesimo Capitolo

In questo capitolo abbiamo esaminato la pace di Dio e abbiamo fatto le seguenti osservazioni. Per prima cosa abbiamo detto che Dio si riserva il diritto di parlare di pace quando e dove vuole. In accordo con questo abbiamo detto che (1) la pace deve essere accompagnata da un odio per il peccato, altrimenti non proviene da Dio: l'abbiamo fabbricata noi stessi e non durera`; (2) la pace non accade solo perche`, a talescopo, rivendichiamo un verso della Bibbia. E` Dio, comunque, che deve parlarci di pace; (3) la vera pace che viene da Dio non e` mai a buon mercato, ma riconosce il lavoro di guarigione che deve essere fatto. Il vero pentimento che guida alla pace non comporta un semplice lampo di fede; (4) non esite genuina pace da Dio quando viviamo in qualche abituale peccato/i, e (5) la pace di Dio e` una pace che rende umili e porta con se` vita e potere.

Come possiamo quindi sapere quando Dio ci parla di pace? Primo: ricorda che Dio puo` parlare in qualunque momento lo desideri, sia che tu stia pentendoti o peccando. E quando Egli parla, deve essere riconosciuto. Secondo: in accordo con questo, il segreto per sentire la Sua voce—e le Sue pecore lo ascoltano (Giovanni 10:4)—e` di avere frequenti e prolungati momenti di comunione con Lui, cosicche` tu arrivi a riconoscerla. Questo occhio segreto della fede, allenato dal Maestro, non puo` venir insegnato da una all'altra persona. Altri possono indicarlo, come l'apostolo Giovanni fa in Giovanni 10:14, ma la persona stessa deve svilupparlo col Maestro. Terzo: ricorda che Cristo, mediante il Suo Spirito che risiede in noi, parla con potere, non come parla qualunque altro uomo, e induce i nostri cuori a ardere dentro di noi (Luca 24:32). Pertanto la Sua voce e` riconoscibile. Quarto: e per finire, la Sua parola di pace ci fa bene, ripulendo il nostro cuore, purificandolo da ogni macchia, e fissandolo fermamente all'obbedienza a Lui solo. Chi e` quindi la persona che puo` discerne la voce della pace di Dio? Secondo Owen e`...

Colui che ha i propri sensi esercitati a distinguere il bene dal male, essendo piu` progredito in giudizio e esperienza grazie a una costante osservazione dei metodi di interazione di Cristo, del modo di operare dello Spirito e degli effetti che di solito produce; in questo caso egli e` il miglior giudice di se stesso.113


107 Per cooperazione non si intende che noi facciamo una meta` e Egli fa l'altra meta`. Si intende invece che noi rispondiamo in fede alla chiamata dello Spirito, quando Egli ci chiama, attraverso la Sua parola, la gente, le circostanze ecc., a particolari attitudini, azioni, ecc. Egli ci guida; noi impariamo a seguire col Suo aiuto.

108 VI:70.

109 VI:72.

110 VI:74-75.

111 VI:76.

112 VI:76.

113 VI:78.

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